Al fine di fornire il proprio rilevante contributo al negoziato, l’Italia ha partecipato alla Cop27 al massimo livello, sia attraverso l’intervento diretto del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al segmento di alto livello in apertura della Cop, sia con due missioni a Sharm el Sheikh del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin. Costante e prezioso è stato l’operato dell’inviato speciale per il cambiamento climatico del Governo Italiano, Ministro plenipotenziario Alessandro Modiano.
Oltre a ciò, nel padiglione italiano allestito negli spazi ove si è svolta la Cop, sono state realizzate decine di iniziative da parte di diversi attori sia pubblici che privati impegnati nelle politiche climatiche, con risultati ottimi sotto il profilo della partecipazione e del contributo all’articolato dibattito in campo climatico.
Dopo negoziati lunghi e difficili, il risultato più evidente di questa Cop è la creazione di un fondo per sostenere i Paesi più vulnerabili per affrontare le perdite e i danni conseguenti al verificarsi di eventi climatici estremi. Le modalità di funzionamento del fondo sono state demandate ad un Comitato ad hoc che dovrà elaborarle in tempo per essere approvate alla Cop 28 il prossimo anno.
Nell’ambito di tale decisione, è stato infine accolta la proposta europea di un Fondo destinato a sostenere i Paesi più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico in base al principio della solidarietà, anche attraverso strumenti finanziari innovativi ed eventualmente allargando la base dei potenziali contribuenti alle risorse finanziarie che verranno rese disponibili.
Meno soddisfacenti sono stati i risultati ottenuti sul fronte cruciale delle azioni di mitigazione, dove si è probabilmente persa un’occasione importante per incrementare l’ambizione nel campo delle politiche di mitigazione.
Di fatto, non si è riusciti – nonostante il fortissimo impegno da parte dell’Unione Europea e di altri gruppi di Paesi – ad aumentare l’ambizione degli obiettivi ottenuti l’anno scorso a Glasgow, ma anzi non è stato facile ottenerne anche una loro mera conferma.
Gli stessi rappresentanti dei piccoli Paesi insulari ci hanno affiancato nel sostenere che ad adeguate politiche di sostegno per affrontare perdite e danni va confermata, ed anzi potenziata, l’azione per ridurre le emissioni e mantenere vivo l’obiettivo di 1,5 gradi di massimo innalzamento della temperatura.
Se la comunità internazionale non sarà in grado di mantenere i propri obiettivi in materia di mitigazione, oltretutto fortemente sostenuti dalla scienza, non saranno certo le politiche finanziarie a sostegno dei Paesi più vulnerabili a risolvere la sfida che devono affrontare.
Gli europei sono stati chiari su questo punto: le azioni di mitigazione devono rimanere al centro dell’azione internazionale se si vuole evitare che il surriscaldamento del pianeta raggiunga un punto di non ritorno.
Da parte italiana, in piena sintonia con i nostri principali partner europei e non, si intende cominciare a lavorare intensamente già da domani per obiettivi più ambiziosi da ottenere l’anno prossimo alla Cop 28 negli Emirati Arabi.