100 proposte di riforme e interventi per la prossima legislatura su 20 temi. Al centro: lotta alla crisi climatica, innovazione tecnologica, lavoro, inclusione sociale.
Tre i fari a cui guardare: Europa, riconversione ecologica del tessuto produttivo, giusta transizione.
“I prossimi cinque anni saranno fondamentali per tutelare ambiente, famiglie e imprese. Non si commettano gli errori del governo Draghi sulla transizione ecologica che serve al Paese”
Che transizione ecologica serve all’Italia e che in direzione dovrà andare la prossima legislatura? Legambiente, in vista delle elezioni del 25 settembre, presenta ai partiti in corsa la sua Agenda per la prossima legislatura. Un documento che raccoglie 100 proposte, suddivise in 20 ambiti tematici, con riforme e interventi sulla transizione ecologica e che hanno al centro: lotta alla crisi climatica, dimenticata in questa campagna elettorale, innovazione tecnologica, lavoro e inclusione sociale. Temi e contenuti fondamentali per il futuro del Paese, e che per l’associazione ambientalista si traducono in: nuove leggi da approvare, come ad esempio quelle sull’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili, sul consumo di suolo, sul riordino dei bonus edilizi, in materia di lotta alla gestione illecita dei rifiuti, alle illegalità lungo le filiere agroalimentari, e per la tutela della fauna e della flora protette; semplificazioni; velocizzazione degli iter autorizzativi a partire dagli impianti a fonti rinnovabili e dell’economia circolare; approvazione di decreti attuativi mancanti, da quelli sull’end of waste per il riciclo a quelli della legge di recepimento della direttiva RED II sulle rinnovabili, sull’agricoltura biologica o sui controlli del Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente (SNPA), solo per citarne alcuni. E poi, tra gli altri interventi da mettere in campo: uno spostamento di risorse pubbliche dai settori più inquinanti a quelli più innovativi e con minor impatto ambientale, intervenendo sui sussidi ambientalmente dannosi; potenziamento in organico e competenze degli uffici centrali e territoriali preposti al rilascio delle valutazioni di impatto ambientale, delle autorizzazioni e ai controlli; investimenti in nuove infrastrutture green, a partire da impianti eolici a terra e mare, fotovoltaici sui tetti, agrivoltaici, impianti industriali dell’economia circolare, quelli per smaltire l’amianto, mobilità urbana a zero emissioni, trasporto pendolare, ammodernamento di acquedotti, adeguamento dei depuratori esistenti e realizzazione dei nuovi, riqualificazione degli edifici scolastici, solo per citarne alcuni.
Se la transizione ecologica italiana andrà in questa direzione potrà contribuire davvero a tutelare l’ambiente, creare nuova occupazione, realizzare nuovi impianti di economia verde e aiutare famiglie e imprese a ridurre il caro bollette. Sul fronte occupazionale l’Italia, secondo l’ultimo Rapporto Green Italy di Fondazione Symbola e Unioncamere, vantava a fine 2020 oltre 3,1 milioni di occupati in green job. La spinta che può arrivare dalle rinnovabili, in coerenza con il pacchetto europeo REPowerEU, secondo l’associazione confindustriale Elettricità Futura garantirebbe 470.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030, in aggiunta ai 120.000 di oggi. Secondo Fondazione Enel e The European House – Ambrosetti in Italia il percorso verso emissioni nette pari a zero entro il 2050 creerà 2,6 milioni di nuovi posti di lavoro.
Accanto alle 100 proposte, Legambiente indica anche 3 fari da seguire: 1) l’Europa che ha una leadership importante a livello internazionale nella lotta alla crisi climatica; 2) la riconversione ecologica del tessuto produttivo, che può garantire milioni di nuovi posti di lavoro, l’apertura di nuovi impianti produttivi o la riconversione di quelli già esistenti; 3) la giusta transizione ecologica, un obiettivo da perseguire in primis penalizzando economicamente le aziende più inquinanti, a partire da quelle che hanno fatto extraprofitti clamorosi nel settore delle fossili; favorendo le riconversioni delle competenze professionali e dei cicli produttivi a maggior impatto ambientale, utilizzando anche le risorse europee del Just Transition Fund; contrastando gli interessi ecomafiosi che stanno già puntando ad acquisire appalti e risorse dedicati alla riconversione ecologica dell’economia; combattendo la povertà energetica e facilitando l’accesso a servizi e più innovative ai meno abbienti.
L’Agenda di Legambiente è stata presentata oggi a Roma in conferenza stampa e in diretta streaming sui canali Youtube e LInkedin dell’associazione e su lanuovaecologia.it. L’evento, moderato dal direttore della Nuova Ecologia Francesco Loiacono, ha visto oltre alla partecipazione del presidente di Legambiente Stefano Ciafani e del direttore Giorgio Zampetti, quella dei rappresentanti dei principali partiti (Fratelli D’Italia, Pd, Lega, Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Azione, Italia Viva, Europa Verde, Sinistra Italiana, Impegno Civico, Unione Popolare, Facciamo Eco), una rappresentanza del mondo dei consorzi (Conai, Conou, Consorzio Italiano Biogas, Consorzio Italiano Compostatori) e delle imprese (Elettricità Futura, KyotoClub, Coordinamento Free, Anev, MotusE, Federbio), delle principali associazioni ambientaliste (WWF, Greenpeace, Transport&Environment e Fridays For Future) e del Forum Terzo settore.
“Nei prossimi cinque anni – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – il nuovo esecutivo non potrà permettersi gli errori commessi dal governo Draghi, nato sotto l’egida di una auspicata transizione ecologica che avevamo salutato con favore in occasione delle consultazioni, insieme a Greenpeace e WWF , e che invece si è caratterizzato per una narrazione in negativo della “rivoluzione green” paragonata ad un bagno di sangue, per le politiche orientate alla diversificazione dei paesi da cui ci approvvigioniamo di gas fossile e non per quelle finalizzate alla riduzione delle bollette e della nostra dipendenza dall’estero, puntando su semplificazioni efficaci e iter autorizzativi veloci di impianti a fonti rinnovabili e dell’economia circolare, nuovi accumuli e reti. Da parte di tutti i partiti, a cominciare da quelli che sosterranno il prossimo governo, ci aspettiamo più coerenza rispetto allo storico voto unanime del febbraio scorso, che ha portato all’inserimento nella Costituzione della tutela dell’ambiente, della biodiversità e dell’interesse delle future generazioni. Occorre, dunque, correggere la rotta rispetto a quanto fatto fino ad oggi. Noi non faremo mancare il nostro contributo, come dimostra l’Agenda di Legambiente che abbiamo presentato ai partiti e che mette al centro la difesa dell’ambiente e gli interessi delle imprese e delle famiglie”.
Proposte e priorità. Le 100 proposte sono suddivise in 20 temi: si va valle politiche climatiche all’economia circolare, dalla mobilità all’agroecologia, dall’inquinamento delle acque allo smog, dalle aree protette alla tutela della biodiversità, dalla riconversione industriale al turismo, dalle politiche sulle città ai piccoli comuni, dalle bonifiche dei siti inquinati alla lotta all’illegalità, dalla rigenerazione urbana alla ricostruzione post terremoto, fino alla scuola, solo per citarne alcuni.
Tra le priorità, la colonna portante è la lotta alla crisi climatica che rischia di stravolgere pesantemente l’economia del paese nel prossimo futuro, come ad esempio quella dell’agroalimentare. Su questo punto l’associazione ambientalista chiede di: eliminare i sussidi alle fonti fossili; aggiornare il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) al piano europeo REPowerEU; fissare un tetto ai profitti delle aziende che estraggono e trasportano gas fossile o petrolio; approvare il Piano nazionale sull’adattamento climatico, in standby dal 2018; ripensare le politiche territoriali, a partire dalle aree urbane, per ridurre il rischio idrogeologico e quello sanitario da ondate di calore.
Altra priorità è la realizzazione di nuovi impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili su cui è fondamentale che si velocizzi l’iter di autorizzazione, potenziando la Commissione VIA/VAS del MITE e gli uffici competenti delle Regioni. Si approvi i decreti attuativi sulle semplificazioni previsto dalla legge delega sulla concorrenza, sulle Comunità energetiche rinnovabili e sulla produzione di biometano. Si aggiornino le linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, rimaste ferme al 2010, e si attivi il dibattito pubblico sugli impianti a fonti rinnovabili al di sopra dei 10 MW di potenza installata.
Sulla questione paesaggio, per l’associazione occorre completare l’approvazione dei Piani Paesaggistici regionali co-pianificati. Serve anche un cambiamento dell’approccio culturale, maturando la piena consapevolezza che i nuovi impianti a fonti rinnovabili permetteranno di combattere l’emergenza climatica, che sta già cambiando il paesaggio, e “cancellare” dallo skyline quegli scempi, come le ciminiere alte 250 metri delle centrali a carbone di Brindisi Sud, Civitavecchia o Portovesme, solo per fare 3 esempi di fasce costiere interessate da progetti di impianti eolici offshore, al centro di incomprensibili polemiche o di assurdi pareri da parte delle Sovrintendenze, delle Regioni o degli enti locali.
Altra priorità, accelerare sull’economia circolare facilitando in primis la realizzazione di una rete impiantistica innovativa su tutto il territorio nazionale e semplificando l’iter tortuoso di approvazione dei decreti End of waste. In diverse parti del paese, a partire dal centro sud e dalle isole che stanno seguendo l’esempio delle imprese del nord, ci sono nuovi impianti industriali a servizio della transizione ecologica che meritano di essere replicati: la bioraffineria di Adria in Veneto, la fabbrica di pannelli fotovoltaici a Catania, l’impianto di riciclo di quelli a fine vita di Taranto, i digestori anaerobici che producono biometano a Rende in Calabria e Assoro in Sicilia, solo per citarne alcuni. Altre fabbriche per la mobilità sostenibile e la rivoluzione energetica verranno realizzate rispettivamente a Termoli in Molise e Montalto di Castro nel Lazio.
Gli errori da evitare sono infine il ritorno al nucleare e il Ponte sullo Stretto di Messina, temi che hanno animato in modo surreale una parte della campagna elettorale. Sul nucleare Legambiente ribadisce che è una fonte di energia in declino perché costosissima e pericolosa, come dimostra la storia passata ma anche quella contemporanea con il caso della centrale ucraina di Zaporizhzhia. La prossima legislatura si impegni piuttosto per chiudere definitivamente la stagione elettronucleare italiana con la costruzione del Deposito di rifiuti radioattivi a media e bassa attività. Va abbandonato anche l’insensato progetto del Ponte di Messina, rilanciando invece gli investimenti in collegamenti veloci e frequenti tra la Sicilia, la Calabria e il resto della Penisola, portando le Frecce nei collegamenti tra Palermo, Catania e Roma, potenziando il trasporto via nave lungo lo Stretto e rafforzando i collegamenti in treno da Reggio Calabria a Taranto e Bari.
Prossimi appuntamenti. Dopo l’iniziativa nazionale del 15/9, Legambiente organizzerà in 15 regioni eventi pubblici per presentare l’Agenda: venerdì 16/9 a Lamezia Terme (Cz), Pescara, Udine; sabato 17/9 a Milano; lunedì 19/9 a Cagliari, Campobasso, Napoli, Perugia e Torino; martedì 20/9 a Bari, Potenza; mercoledì 21/9 ad Ancona, Sesto Fiorentino (Fi), Roma e Venezia.
Da oggi sarà inoltre possibile, per tutti i cittadini, sottoscrivere l‘appello ai prossimi Governo e Parlamento per chiedere di intervenire subito contro la crisi climatica ed energetica, con misure concrete, immediate e durature per la transizione ecologica dell’Italia.
Le prossime tappe
La presentazione delle proposte continua con eventi pubblici in 15 regioni italiane:
- venerdì 16 settembre: a Lamezia Terme (CZ), Pescara e Udine
- sabato 17 settembre: a Milano
- lunedì 19 settembre: a Cagliari, Campobasso, Napoli, Perugia e Torino
- martedì 20 settembre: a Bari e Potenza
- mercoledì 21 settembre: ad Ancona, Sesto Fiorentino (FI), Roma e Venezia