A sette mesi dalla Cop26, la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima dello scorso novembre a Glasgow, il nuovo scenario geopolitico delineato dalla guerra in Ucraina fa da sfondo alla Conferenza tecnica apertasi a Bonn e che durerà fino al 16 giugno, dove delegati di 197 Paesi della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc) assieme a osservatori ed esperti verificheranno i progressi fatti finora e prepareranno la Cop27 in programma dal 7 al 18 novembre a Sharm el-Sheikh, in Egitto.
I problemi:
Ma il cammino del mondo contro i cambiamenti climatici rischia di essere minato dal conflitto aperto dalla Russia e dalle ripercussioni sul versante economico, energetico e di escalation dei prezzi. E potrebbe allontanarsi ancora l’obiettivo di contenere entro 1,5 gradi centigradi l’aumento medio del riscaldamento globale entro fine 2100 rispetto al periodo preindustriale. Target già “fuori portata” secondo gli scienziati esperti di clima delle Nazioni Unite (Ipcc). Il carbone, fra i maggiori inquinanti e responsabili del global warming che si è deciso di ridurre e poi abbandonare entro il 2050, potrebbe invece tornare in auge in questa nuova fase di emergenza per dare ad alcuni Paesi l’indipendenza dal gas russo. A questa minaccia si affianca l’accelerazione in atto degli impatti climatici.
Gli interventi:
Nell’appuntamento di Bonn è prevista la verifica della progressione degli impegni dei vari Paesi attraverso la legislazione, le politiche e i programmi e la definizione del lavoro futuro nelle aree chiave: mitigazione, adattamento, sostegno, in particolare delle finanze, e calcolo di perdite e danni dei paesi più vulnerabili. A novembre, è atteso un ulteriore avanzamento. Il segretario esecutivo dell’Unfccc, Patricia Espinosa, ha sollecitato i governi a fare «progressi a Bonn». Il mondo «ha un carico di lavoro significativo davanti, ma anche molto su cui basarsi» ha assicurato, «l’ambizione deve essere alzata per evitare i peggiori impatti dei cambiamenti climatici» anche perché oggi «il mondo è già sulla buona strada per andare oltre il doppio dell’obiettivo di 1,5 gradi dell’accordo di Parigi entro la fine del secolo», ha detto. L’inviato Usa per il clima John Kerry ha avvertito che la guerra in Ucraina non deve essere usata come scusa per prolungare la dipendenza globale dal carbone. Parlando con la Bbc, Kerry ha criticato un certo numero di grandi Paesi per non aver mantenuto le promesse fatte alla Cop26 affermando che «non ci stiamo ancora muovendo abbastanza velocemente» per frenare le emissioni di gas serra che stanno aumentando le temperature. Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha ribadito che l’Italia sarà indipendente dal gas russo «nell’arco di 30 mesi, mantenendo la rotta di decarbonizzazione al 55%», cosa «che in questo momento solo l’Italia in Europa può dire di essere in grado di fare» e grazie «all’aumento delle rinnovabili». Per l’elettricità in particolare, ha detto durante il festival Green&blue del gruppo Gedi, «l’imperativo è via dal carbone».