Il 4 aprile l’lpcc, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, ha diffuso il terzo e ultimo volume del Rapporto sul clima focalizzato sulla mitigazione degli effetti del riscaldamento globale. Dal dossier, curato da 278 autori di 65 Paesi, emerge chiaramente che senza un’immediata e radicale riduzione delle emissioni in tutti i settori non sarà possibile limitare il global warming a 1,5 gradi.
Le soluzioni:
Le soluzioni per dimezzare le emissioni di CO2 entro il 2030 ci sono e vanno attuate da subito: aumentare l’efficienza energetica, le energie rinnovabili e l’elettrificazione; usare sistemi di alimentazione alternativi come quelli basati sull’idrogeno; conservare e ripristinare le foreste e i terreni. Nel breve periodo, nei prossimi tre anni le emissioni di gas serra devono raggiungere il picco e poi calare del 43% entro il 2030.
Le percentuali:
Per gli esperti dell’Ipcc, senza un rafforzamento delle politiche, le emissioni di CO2 aumenteranno anche dopo il 2025 con un riscaldamento medio stimato intorno ai 3,2 gradi entro il 2100. Affinché queste politiche siano incisive è necessario aumentare gli investimenti nelle direzioni indicate, considerato che i flussi finanziari sono da tre a sei volte inferiori rispetto ai livelli necessari per raggiungere gli obiettivi fissati al 2030. Così come è fondamentale vengano varate giuste politiche e messe a punto tecnologie mirate a cambiare i nostri stili di vita. Ciò, stima l’Ipcc, porterà a una riduzione del 40-70% delle emissioni di gas serra entro il 2050 e a migliorare la nostra salute e il nostro benessere. Un contributo fondamentale dovrà arrivare, inoltre, dall’edilizia a energia zero o a emissioni zero, da un uso più efficiente dei materiali, dal riutilizzo e dal riciclo dei prodotti, dalla riduzione al minimo dei rifiuti, dai trasporti che dovranno tendere sempre di più all’elettrico, all’idrogeno e ai biocarburanti.
Le dichiarazioni ufficiali:
Il report è stato accompagnato da forti dichiarazioni da parte del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, il quale ha denunciato le bugie di «alcuni governi e leader economici» nella lotta al cambiamento climatico perché «dicono una cosa e ne fanno un’altra» e il risultato «sarà catastrofico». «Siamo a un bivio – ha sottolineato il presidente dell’Ipcc Hoesung Lee – Le decisioni che prendiamo ora possono assicurare un futuro vivibile. Abbiamo gli strumenti, le conoscenze e le competenze necessari per limitare il riscaldamento». «Il rapporto dell’Ipcc – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – evidenzia ancora una volta l’urgenza di accelerare il passo nella lotta alla crisi climatica e la necessità e fattibilità di dimezzare le attuali emissioni climalteranti nei prossimi otto anni per poter contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1.5°C. Oltre a mettere in campo politiche climatiche più ambiziose in linea con l’obiettivo di 1.5°C, l’Italia deve prevedere misure davvero coraggiose e non più rimandabili come lo stop ai sussidi ambientalmente dannosi per far uscire il nostro Paese dalla dipendenza delle fonti fossili, a partire dal gas russo, accelerando lo sviluppo delle fonti rinnovabili arrivando ad autorizzare 20 GW l’anno per i prossimi anni come richiesto da Legambiente, Greenpeace Italia e Wwf Italia e da Elettricità Futura di Confindustria. Allo stesso tempo è importante lavorare sull’efficientamento del parco edilizio e l’elettrificazione dei consumi per il riscaldamento domestico. Il nostro Paese lo deve fare per l’ambiente, per il clima, ma anche per evitare che geopoliticamente questa guerra in corso porti ad una nuova dipendenza dalle fonti fossili e ad un nuovo ricatto del gas». «Un contributo importante – aggiunge Mauro Albrizio, responsabile ufficio europeo Legambiente – può e deve venire dal nuovo pacchetto legislativo clima-energia che deve fissare target più ambiziosi di quelli proposti, per essere davvero ‘Fit for 1.5’ ossia coerente con la soglia critica di 1.5°C, riducendo le emissioni di almeno il 65% entro il 2030. Obiettivo ambizioso, ma possibile con il 50% di rinnovabili ed il 45% di efficienza energetica entro il 2030. Obiettivi questi che combinati con il phasing-out del carbone entro il 2030, previsto a livello europeo, e del gas fossile entro il 2035, insieme al phasing-out della vendita di veicoli con motori a combustione interna entro il 2035, possono consentire all’Europa di raggiungere la neutralità climatica ben prima del 2050. E risparmiare 10 mila miliardi di euro già entro il 2030.Secondo uno studio dell’Università di Berlino e dell’Istituto tedesco per la ricerca economica (DIW), il taglio del 65% delle emissioni climalteranti, non solo è tecnologicamente possibile, ma può consentire all’Europa di risparmiare da qui al 2030 ben 10 mila miliardi di euro, grazie alla forte riduzione delle importazioni di combustibili fossili e dei danni ambientali e climatici evitati. Oltre a ridurre considerevolmente la bolletta energetica di famiglie e imprese. Un’opportunità che non si può e non si deve perdere, soprattutto per contribuire a costruire un progetto di pace in Europa».