L’abolizione del divieto dell’uso di pesticidi in aree di interesse ecologico e l’utilizzo dei terreni a riposo -meno produttivi dal punto di vista agricolo ma essenziali per la conservazione della biodiversità – sono solo alcune delle richieste “irrazionali e controproducenti” delle lobby dell’agricoltura tradizionale e di diversi politici per affrontare le conseguenze della guerra in Ucraina.
Sicurezza alimentare a rischio:
Queste “ci ricordano quanto sia fragile la sicurezza alimentare, basata su modelli di produzione agricoli intensivi” afferma il Wwf che, per anticipare il lancio della Campagna Food4Future, pubblica 10 domande e risposte per sfatare i falsi miti sulla sicurezza alimentare. La prima soluzione proposta è la scelta di consumare meno carne e prodotti di origine animale, che consentirebbe di ridimensionare il comparto della zootecnia intensiva a favore di quella estensiva.
Carenze e origini:
Le domande partono da quella se la guerra in Ucraina abbia messo in crisi il sistema agroalimentare italiano. E la risposta del Wwf è che gli effetti della crisi collegata alla guerra sono limitati, in particolare, a mais e olio di girasole importati dall’est dell’Europa. E che “l’unico settore che avrà delle ripercussioni dirette è quello zootecnico”. Per il grano, invece, l’Italia importa dall’Ucraina solo il 5% del proprio fabbisogno. L’aumento del costo del grano è causato, secondo questa analisi, da una parte dalle speculazioni finanziarie e dall’altra dalla riduzione delle produzioni in Canada, per la siccità del 2020-21. Un problema che in Italia potrebbe verificarsi nel 2022 con eventuali carenze di grano o altri cereali nel raccolto di quest’estate dovuto al cambiamento climatico.