Nonostante la direttiva Sup (Single use Plastic) sia stata adottata da tutta l’Unione europea, sembra che questo non basti: la produzione di materie plastiche raddoppierà i volumi del 2015 entro il 2030-2035 per poi triplicarli entro il 2050. Circa il 40% di questa produzione è monouso, composta di imballaggi e contenitori progettati per diventare in poco tempo un rifiuto difficile da riciclare, che contribuisce ad aggravare l’inquinamento “in modo preponderante”. Sono alcuni dei dati del rapporto “Plastica: emergenza fuori controllo”, diffuso da Greenpeace, che passa in rassegna i limiti di questo modello produttivo “insostenibile”.

Tutto questo non basta:

Nella storia umana solo il 10% della plastica prodotta è stato correttamente riciclato, il 14% è stato bruciato mentre il restante 76% è finito in discariche già stracolme o disperso nell’ambiente. “Oggi, considerando l’intero ciclo di vita, il settore della plastica sarebbe il quinto/sesto Stato per emissioni di gas serra. Se le stime di crescita della produzione dovessero essere confermate, diverrebbe il terzo Stato per emissioni entro il 2050”, osserva Greenpeace che sottolinea il legame con la crisi climatica. La ong definisce l’abuso di plastica usa e getta, “rappresenta un’evidente e intollerabile assurdità”. «Malgrado finora si sia fallito nell’affrontare concretamente la crisi ambientale dovuta all’inquinamento da plastica, la recente risoluzione approvata dalle Nazioni Unite, che dovrebbe portare a un trattato globale legalmente vincolante per gestire i problemi legati all’intero ciclo di vita della plastica, è però un primo passo importante», dichiara il responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia, Giuseppe Ungherese