Di fronte alle scadenze dell’Agenda 2030 e all’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050, date ormai sempre più vicine, l’Italia avanza nel suo cammino verso la sostenibilità, ma con passi ancora lenti.
Da una parte infatti essa è risultata la prima nazione in Europa per impegno nell’economia circolare tra le 5 principali dell’UnioneEuropea: Germania, Francia, Italia, Spagna e Polonia. Dall’altra però deve mantenere tale posizione e avanzare.
A testimonianza di quanto scritto vi sono i dati del terzo Rapporto sull’economia circolare in Italia 2021 nato dalla collaborazione tra Enea e il CEN-Circular Economy Network, la rete promossa dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile presieduta dall’ex ministro dell’Ambiente Edoardo Ronchi.
Insieme al Dott. Ronchi abbiamo analizzato la situazione attuale dell’Italia all’interno del processo europeo e mondiale di transizione ecologica.
L’Italia ha raggiunto un’ottima posizione nel settore dell’economia circolare, con 79 punti totali nei settori di produzione, consumo, gestione circolare dei rifiuti, riciclo, riparazione e riutilizzo. Quale contributo può dare questo risultato nell’abbattimento delle emissioni di gas serra?
«L’economia circolare consente di avere maggior benessere prelevando meno materiali dall’ambiente, generando meno rifiuti e riciclandoli e risparmiando quindi anche grandi quantità di energia e, di conseguenza, di emissioni di gas serra prodotte dall’uso di energia di origine fossile. La circolarità punta a cambiare i modelli di produzione e di consumo per generareprodottidurevoli,riparabili,riciclabili, fatti con materiali riciclati, riutilizzabili, utilizzati meglio e più a lungo, quindi anche in modo più condiviso. Nella bioeconomia un modello circolare rigenerativo consente di aumentare i serbatoi di carbonio, in particolare del carbonio organico nei suoli».