In occasione della seduta 646 della Camera (25/02/2022) su un’urgente informativa relativa al conflitto Russia-Ucraina, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha fatto riferimento alla possibilità di dover riaprire le centrali a carbone. A seguito delle prime sanzioni prese dall’Unione Europea contro la Russia, la probabilità che esse possano presto intaccare anche il mercato del gas è alta e l’Italia è alimentata al 45% da gas russo. Da qui la necessità di prevedere vie alternative, su modello della Germania che è indipendente dalla Russia proprio grazie alla produzione di energia da carbone.
Diversificazione delle fonti:
«Le sanzioni che abbiamo approvato, e quelle che potremmo approvare in futuro, ci impongono di considerare con grande attenzione l’impatto sulla nostra economia» ha affermato il premier Mario Draghi. «Le vicende di questi giorni – ha continuato – dimostrano l’imprudenza di non aver diversificato maggiormente le nostre fonti di energia e i nostri fornitori negli ultimi decenni. In Italia, abbiamo ridotto la produzione di gas da 17 miliardi di metri cubi all’anno nel 2000 a circa 3 miliardi di metri cubi nel 2020 – a fronte di un consumo nazionale che è rimasto costante tra i 70 e i 90 miliardi circa di metri cubi. Dobbiamo procedere spediti sul fronte della diversificazione, per superare quanto prima la nostra vulnerabilità e evitare il rischio di crisi future». Da qui l’ipotetica alternativa: «Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone per colmare eventuali mancanze nell’immediato».
Quante sono e quanto inquinano le centrali a carbone:
L’Italia oggi ne ha 7 (in Europa sono 264) e il Piano nazionale per l’energia e il clima (Pniec) prevedeva la loro dismissione o conversione entro il 2025, ma la rotta potrebbe invertirsi. Esse sono così dislocate sul territorio: due in Sardegna e una in Liguria, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lazio e Puglia. Secondo dati di Legambiente per ogni kWh prodotto dalle centrali a carbone italiane vengono emessi 857,3 grammi di CO2, contro i 379,7 di quelle a gas naturale o le emissioni zero delle centrali solari, eoliche, idroelettriche, geotermiche a biomasse. Un tasso di inquinamento alto, ma forse necessario date le parole di Draghi: «Circa il 45% del gas che importiamo proviene dalla Russia, in aumento dal 27% di dieci anni fa». Il Presidente inoltre si è detto pronto a intervenire per calmierare ulteriormente il prezzo dell’energia, quando e se necessario.