Federmanager accoglie favorevolmente gli interventi che il Governo sta prevedendo in questo periodo per rispondere alla crisi, ma c’è bisogno di un grande piano strategico che indirizzi la transizione energetica delineata dal Pnrr e che sia attuato con il pieno coinvolgimento dei manager. «L’obiettivo deve essere quello di analizzare oggettivamente come rispondere alla crescente domanda di approvvigionamento energetico, pensando inoltre alle ricadute che i costi dell’energia hanno su settori industriali fondamentali, anche dal punto di vista occupazionale. L’Italia deve fare chiarezza e affrontare la questione con l’intento di tutelare i cittadini e non indebolire il sistema produttivo», dichiara Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager.
Il ruolo dell’energy manager nelle industrie:
Per la Federazione l’orizzonte deve essere quello della diversificazione delle fonti, verso i traguardi della decarbonizzazione e di una riduzione della dipendenza energetica dall’estero. Inoltre, per fare fronte all’emergenza economica e con l’obiettivo di strutturare una gestione sostenibile a lungo termine, è opportuno che tutte le aziende, e non solo quelle già obbligate per legge, ricorrano agli energy manager, figure in grado di comprendere le dinamiche operative e di definire un percorso che sappia mettere in atto una gestione ottimizzata delle politiche energetiche aziendali. «L’energia è spesso tra le spese generali più significative per un’azienda, quindi è una voce determinante da affrontare nel quadro di una riduzione dei costi operativi e produttivi – sottolinea Cuzzilla – L’energy manager, grazie alle proprie competenze, è in grado di comprendere pienamente i processi aziendali, individuare i punti deboli, riorganizzare la gestione interna e pianificare la migliore strategia finalizzata al risparmio energetico, in un’ottica di efficientamento e sostenibilità, anche nel solco degli obiettivi previsti dal Pnrr».
Meno rischi e più risparmio:
L’inserimento di un energy manager o di un fractionary energy manager si inquadra pertanto in un sistema di ottimizzazione delle risorse per massimizzare i profitti, ridurre i costi e a migliorare la competitività. «Le aziende devono poter intervenire sul tema dell’energia nella sua complessità. Non solo quindi nell’ottica del risparmio, ma anche dal punto di vista della mancata opportunità di ridurre i rischi, aumentare la resilienza e aggiungere valore su tutta la linea. Al di fuori delle industrie ad alta intensità energetica, infatti, la maggior parte delle aziende considera l’energia prevalentemente come un costo. Questo – conclude Cuzzilla – è un errore strategico che trascura enormi opportunità di migliorare e creare valore. Le scelte che un’impresa compie in merito all’approvvigionamento e al consumo di energia possono influenzare profondamente la struttura dei costi e il modo in cui si affrontano anche gli impatti ambientali e climatici».