“E’ come se i pompieri dovessero pagare l’acqua per spegnere gli incendi”: è la similitudine fatta dai Consorzi di bonifica e irrigazione (Anbi) che si dicono preoccupati di fronte “agli esagerati aumenti dei costi energetici dopo che, da tempo, chiedono inutilmente di godere almeno di tariffe significativamente agevolate, considerato il servizio pubblico svolto”.
Consorzi ed enti gestori:
In una nota l’Anbi ricorda che “forti di un complessivo fabbisogno annuale stimato in 650 milioni di kilowattora, negli anni i Consorzi si sono impegnati ad aggregare massa critica (ad esempio, il Consorzio Energia Ambiente – Cea) per aumentare il potere contrattuale verso gli enti gestori, ma ora non basta più e gli incrementi delle bollette si tradurranno in maggiori oneri a carico dei consorziati, vanificando anni di impegno nel mantenere inalterati i contributi, grazie ad una costante ricerca della massima efficienza”.
I dirigenti:
Il presidente dell’Anbi e del Cea, Francesco Vincenzi, ritiene «necessario sterilizzare il più possibile gli aumenti dei costi energetici per evitare di aggravare l’onere a carico dei consorziati oppure di dissestare bilanci virtuosi. Tra l’altro, l’attuale situazione climatica comporta maggiori necessità irrigue con conseguente aumento di costi, che inevitabilmente si trasferiranno sui prezzi dei prodotti agricoli». Il direttore generale dell’Anbi, Massimo Gargano, osserva che «è quantomai urgente una nuova politica energetica nazionale, che integri le diverse opportunità nel segno della sostenibilità. Per questo, siamo contrari alla ripresa delle trivellazioni nell’Alto Adriatico-Polesine».