Ogni anno in Italia una persona spreca in media 85 kg di cibo, per un totale di 5 milioni di tonnellate di alimenti buttati via, circa il 15,4% dei consumi totali. In termini di denaro questo significa 12,6 miliardi di euro, in termini di emissioni 24,5 milioni di tonnellate di carbonio. Numeri che si moltiplicano a livello europeo (90 milioni di tonnellate di cibo sprecate, 180 kg pro capite all’anno) e mondiale (17% di cibo perso). Questi dati sono stati resi noti da Enea in occasione della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare dello scorso 5 febbraio.
L’opinione di Enea:
«Lo spreco alimentare non ha solo un costo economico elevato, ma impatta sull’ambiente e le risorse naturali, sul benessere delle persone e sul loro sostentamento», sottolinea Chiara Nobili della Divisione Biotecnologie e Agroindustria dell’Enea. «Da qui – continua – l’importanza di individuare i fattori che determinano perdite e sprechi e le potenziali azioni strategiche di prevenzione e di contenimento nella fase post-vendita, per orientare il consumatore verso modelli di consumo più consapevoli».
Il decalogo:
Proprio al fine di rendere i consumatori più responsabili, Enea ha pubblicato un decalogo di buone pratiche al fine di ridurre lo spreco di cibo realizzato con la Piattaforma italiana degli attori per l’economia circolare (Icesp) da esso coordinata. Ecco il decalogo:
- Valutare il quantitativo di cibo necessario e fare una lista della spesa;
- Controllare la scadenza dei prodotti;
- Controllare nelle etichette la presenza di ingredienti o tecnologie che aumentano la durata dei prodotti;
- Scegliere prodotti nella cui confezione sia indicato il corretto modo di smaltirla;
- Preferire il cibo biologico;
- Preparare le vivande con accorgimenti per migliorarne la conservazione;
- Creare pietanze usando gli avanzi;
- In occasione di feste, condividere gli avanzi con gli invitati se devono essere consumati a breve;
- Donare cibo pulito in avanzo alle organizzazioni;
- Mettere gli avanzi da buttare nell’umido per trasformarli in compost.
Dalla produzione allo spreco:
Secondo la Piattaforma suddetta la prevenzione degli sprechi rappresenta il primo passo verso la transizione all’economia circolare. Nel settore agroalimentare lo spreco inizia in campo, cioè quando la produzione alimentare viene pianificata secondo parametri diversi dall’effettiva domanda di cibo e finisce dopo l’ultimo piatto cucinato, poiché lo smaltimento dei rifiuti richiede un ulteriore spreco di risorse.