Secondo le stime della Fao lo spreco alimentare a livello globale genera circa 3,6 GtCO2eq. Un terzo del cibo prodotto nel mondo diventa direttamente rifiuto. L’Italia però è più avanti degli altri Paesi in termini di lotta agli sprechi alimentari: si pensi per esempio alla legge 166/2016, la legge Gadda “antisprechi”, che ha facilitato le donazioni di cibo alle Onlus (+21% nel primo anno dalla sua entrata in vigore).
Il Food Sustainability Index:
Nel 2021, stando al Food Sustainability Index (FSI) sviluppato dall’Economist Impact e Fondazione Barilla, emerge che l’Italia è al secondo posto dopo il Canada nella lotta agli sprechi alimentari a tavola. Lo scopo dello studio, condotto a livello globale, è di indagare la situazione attuale dei sistemi alimentari per evidenziarne le best practice e le aree di miglioramento, verso il raggiungimento gli obiettivi di sviluppo sostenibile indicati dall’Onu nell’Agenda 2030. In ambito di spreco alimentare l’Italia è seconda solo alla Francia per le politiche in atto contro questo grave problema globale, seguita da Usa, Germania e Argentina. Sui temi nutrizionali l’Italia promuove un’alimentazione sana e sostenibile e non presenta quasi problemi di malnutrizione infantile.
Spreco globale:
A livello mondiale le perdite di cibo tra i primi 19 classificati non superano il 3% della produzione alimentare totale, rispetto alla media generale del 6%. Anche i rifiuti alimentari domestici sono al di sotto della media (85 kg di cibo sprecato pro capite all’anno) in quasi 40 paesi del FSI.
Agricoltura sostenibile:
In agricoltura sostenibile, il FSI dimostra che esistono ancora ampi margini di miglioramento: per esempio, meno del 50% di tutti i Paesi analizzati stanno inserendo il tema dei cambiamenti climatici nelle loro politiche. I Paesi con i risultati migliori in questo pilastro includono Finlandia, Estonia, Austria, Tanzania e Svezia. In Italia nello specifico è da migliorare il consumo idrico, sul quale l’agricoltura esercita troppa pressione.