Se nelle spiagge l’abbandono dei rifiuti è immediatamente visibile, nei fondali marini no, ma questo non vuol dire che non ce ne siano. Secondo un rapporto FAO risalente al 2009 ben 640000 tonnellate di reti da pesca sono abbandonate ogni anno in mare insieme a 800000 tonnellate di attrezzi vari danneggiati o perduti involontariamente. Nel Mediterraneo questa tipologia di rifiuti marini costituisce l’89% del totale. Anche al di là dei confini mediterranei la situazione non è migliore: il Great Pacific Garbage Patch, cioè l’immensa chiazza di immondizia presente nel Pacifico, è costituito per il 46% da attrezzature da pesca.
Marevivo Onlus e gli interventi:
Da questi dati è chiara l’urgenza di un intervento: nel 2020 è nata in Italia l’iniziativa “Reti Fantasma”, una collaborazione tra il Ministero della Transizione Ecologica e la Guardia Costiera. Da allora sono sorti progetti simili portati avanti da privati e associazioni come Marevivo, Onlus nata nel 1985 per la tutela del mare. Quest’anno la sua divisione sub ha concluso la rimozione delle reti dai fondali per un totale di 4 km di rete raccolti oltre a centinaia di chili di rifiuti. Nel solo mese di giugno a San Vito Lo Capo Marevivo aveva recuperato 3000 metri di reti. A essi si aggiungono i 500 metri rimossi ad Agosto dall’isola del Giglio e la rimozione prossima di 300 metri di reti dall’arcipelago toscano, operazione momentaneamente bloccata a causa delle condizioni meteorologiche sfavorevoli. Queste ultime reti sono monitorate insieme ai biologi dell’Onlus con il supporto del gruppo Zignago Vetro (produttore di packaging) in quanto pericolose, dato che continuano a pescare.
Pericolo per flora e fauna:
L’abbandono di reti nei fondali non solo inquina i mari, ma costituisce un pericolo per la flora e la fauna marine. Ogni anno circa 100.000 mammiferi marini e un milione di uccelli marini muoiono a causa dell’intrappolamento in reti da pesca fantasma o per l’ingestione dei relativi frammenti. Questo mette a rischio la biodiversità dei mari.