Il rapporto annuale delle Ong Germanwatch, Can (Climate action network) e NewClimate Institute elaborato insieme a Legambiente per l’Italia ha calcolato che la nazione ha perso tre posizioni nella classifica basata sul Climate Change Perfomance Index 2022 (Ccpi). Presentata alla Cop26, si tratta di una classifica che tiene conto della performance climatica di 63 paesi più l’Unione Europea in generale, i quali insieme producono il 92% delle emissioni globali. I parametri di riferimento sono gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e gli impegni assunti per il 2030; gli elementi di peso in classifica sono il trend delle emissioni (40%), lo sviluppo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica (20%+20%) e la politica climatica (20%).
Posizioni globali:
In particolare l’Italia occupa il trentesimo posto di questa classifica a causa di attività poco performanti nella politica climatica nazionale e del rallentamento nello sviluppo delle energie rinnovabili (nella cui classifica specifica si piazza alla 34esima posizione). Ciò che desta preoccupazione è che in tale graduatoria nessun paese occupa i primi tre posti, dato che nessuno ha raggiunto il minimo necessario per contenere il riscaldamento globale entro 1,5°C. Le posizioni 4-5-6 sono state ottenute da Danimarca, Svezia e Norvegia, con ottimi livelli di sviluppo delle energie rinnovabili. In fondo si trovano Arabia Saudita, Canada, Australia e Russia, i principali esportatori e utilizzatori di combustibili fossili. La Cina, grande emittente di CO2 al mondo, scivola al 37esimo posto, non pessimo se rapportato alla posizione italiana. Il suo problema principale, si legge nel rapporto, sono le alte emissioni e una bassa efficienza energetica, che la rendono distante dall’obiettivo degli Accordi di Parigi. Stupisce il decimo posto dell’India, ottenuto grazie a un livello minimo di emissioni pro capite.
Invertire la rotta italiana:
A spronare a un miglioramento è il responsabile ufficio europeo di Legambiente
Mauro Albrizio: «Si deve aggiornare al più presto il Pniec (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) per garantire una riduzione delle nostre emissioni climalteranti, in linea con l’obiettivo di 1,5°C, di almeno il 65% entro il 2030. L’Italia ha a disposizione 70 miliardi di euro del PNRR – continua – e deve puntare a una ripresa verde fondata su un’azione climatica ambiziosa, che porti a termine l’eliminazione graduale del carbone entro il 2025».