Nell’ottica del passaggio da waste a end of waste, ci sono molti oggetti il cui riciclaggio non è semplice né subito economicamente conveniente. Tra questi gli pneumatici, che però riciclati chimicamente potrebbero dare prodotti finali dall’alto valore aggiunto. Di questo si è discusso nella conferenza organizzata da Ecopneus nella seconda giornata di Ecomondo & Key Energy 2021. Si tratta di una società senza fini di lucro nata nel 2009 che si occupa di rintracciare, raccogliere, trattare e recuperare gli pneumatici fuori uso.
L’esempio di Ecopneus
«All’inizio degli anni ’90 – ha spiegato il responsabile operazioni di Ecopneus Daniele Fornai – la gran parte degli pneumatici era smaltita in discarica, perché non c’era una filiera di riciclaggio. Poi, grazie alla pubblicazione della direttiva rifiuti nel 2003 è stato vietato di buttare pneumatici interi, nel 2006 anche ridotti a pezzi e si è cominciato a riciclarli. Questo ha favorito il recupero materico ed energetico, con pneumatici usati come combustibile». Dal recupero della gomma ripulita dai metalli si ricavano isolanti acustici, superfici sportive, intaso nei campi in erba sintetica. «Un tempo lo pneumatico per il suo ingombro veniva sfruttato solo come combustile nei cementifici e in opere di ingegneria civile, oggi – ha esposto Fornai – la frantumazione dei polimeri e il riciclo chimico con processi di pirolisi consente di ottenere nuove sostanze». Il ricercatore di ENEA Riccardo Tuffi ha chiarito questo passaggio: «Il riciclo chimico permette di recuperare qualsiasi materia plastica, tornando ai monomeri e consentendo di riciclare i materiali infinite volte. Bisogna ricordare però di stabilire prima il prodotto finito che si vuole ottenere, dato che la sua qualità dipende da quella del carico d’ingresso. In questo senso – continua il dott. Tuffi – sarebbe utile avere degli standard sulla qualità dei rifiuti e impianti chimici e petrolchimici complementari». In particolare dal riciclo chimico si ottengono oli, gas di pirolisi e carbon black: «Questi prodotti – ha detto Serena Sgarioto, Innovation manager di Ecopneus – possono sostituire materie vergini come i combustibili petroliferi».
Investimenti nel settore
Il riciclo chimico, che consente di aumentare la quantità di materiale riciclabile, è ancora visto con sfiducia. Per questo ci sono società che investono in esso, come BASF. A suo nome ha parlato Celmira Sousa, Advocacy Manager Italy & Chemical Strategy for Sustainability: «Nell’ottica di ridurre le emissioni di CO2 e raggiungere la neutralità climatica nel 2050, vogliamo incrementare l’economia circolare e i prodotti riciclati. Imballaggio, edilizia e automobile sono i primi tre settori consumatori di plastica: il riciclaggio chimico aumenterebbe le quantità di materia riciclabile». Proprio su investitori punta Itelyum, servizio di gestione dei rifiuti che crede nelle potenzialità dell’Italia per la rigenerazione chimica. «L’Italia – ha sottolineato il direttore delle operazioni dell’azienda Francesco Gallo – è l’unica nazione ad avere una normativa 152/06 sulla caratterizzazione dei rifiuti a tutela di chi li raccoglie per riciclarli. Questo perché il prodotto finito ottenuto dal riciclaggio deve avere pari dignità del prodotto d’origine. L’economia circolare va messa davvero in moto, dimostrando i risultati della rigenerazione e incentivandola: è l’unica soluzione per la transizione ecologica».