Nessuna Regione italiana è in linea con gli obiettivi intermedi fissati a livello europeo per la neutralità climatica al 2030, ma ci sono 6 Regioni più virtuose che registrano migliori performance climatiche: Campania in testa, seguita da Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria e Marche; in coda alla classifica, ancora molto lontane dal target europeo, Toscana, Umbria, Lombardia e Veneto.
È quanto emerge da “La corsa delle Regioni verso la neutralità climatica: il primo ranking delle Regioni italiane sul clima 2021”, il Rapporto che ha misurato e valutato le performance delle Regioni italiane in termini di impatto sul clima, realizzato, in collaborazione con Ispra, da I4C – Italy for Climate, l’iniziativa promossa dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile in collaborazione con Chiesi, Conou, Davines, Edison, Erg, illy, Italian Exhibition Group, H+K Strategies , che si pone l’obiettivo di promuovere l’attuazione di una Roadmap climatica per l’Italia, in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
Come tutte le attività di Italy for Climate, lo studio mira a supportare la transizione verso un’economia carbon neutral stimolando il dibattito nazionale, ed i risultati parlano chiaro: attualmente tutte le Regioni italiane devono fare di più per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica fissato dall’Unione Europea. Non mancano certo delle best practice, ma anche le Regioni in testa alla classifica, secondo il report, dovranno migliorare in modo sensibile le proprie performance per raggiungere il traguardo della carbon neutrality entro il 2050 e rendere l’Italia protagonista di questa sfida.
La classifica, elaborata in base a tre parametri chiave, emissioni di gas serra, consumi di energia e fonti rinnovabili (prendendo in considerazione i più recenti dati consolidati e ufficiali, quelli del 2019, e analizzando i trend di miglioramento conseguite nel biennio precedente), evidenzia che metà delle Regioni italiane non ha ridotto le proprie emissioni di gas serra.
Guardando alle performance regionali, emerge che 14 Regioni su 20 hanno aumentato i propri consumi energetici e sul fronte delle fonti rinnovabili gran parte delle regioni italiane è molto distante dall’obiettivo al 2030, ad eccezione di un gruppo ristretto composto da Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Basilicata, Calabria e Molise. Nel biennio analizzato solo 6 Regioni hanno aumentato lievemente la quota di rinnovabili mentre tutte le altre le hanno addirittura ridotte. 7 Regioni hanno azzerato i consumi di carbone, mentre altre 7 concentrano da sole il 99% del consumo nazionale di carbone.
“Anche in Italia, come già fatto in Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, – ha dichiarato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – serve una “legge per il clima” che consenta di raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici nazionali al 2030 e che assegni anche alle Regioni target specifici e vincolanti (tramite il c.d. burden sharing), direttamente connessi all’ effettiva realizzazione degli impianti e degli interventi necessari al loro conseguimento”.
“I risultati di questo studio– ha dichiarato Alessandro Bratti, Direttore generale dell’ISPRA – evidenziano le potenzialità e il ruolo delle amministrazioni locali nel contribuire al raggiungimento degli obiettivi climatici attraverso l’incentivazione di politiche di mitigazione sul territorio, in accordo con le politiche intraprese a livello centrale, soprattutto in quei settori, come l’agricoltura, i trasporti, il riscaldamento degli edifici dove maggiori sono le competenze e i margini di iniziativa a livello locale e regionale. L’ISPRA – conclude – insieme al sistema Nazionale di Protezione Ambientale SNPA, contribuisce alla raccolta e all’elaborazione dei dati necessari alla valutazione dello stato dell’ambiente di tali politiche.”