Trentanove milioni di nuovi posti di lavoro potrebbero essere creati con un sola annualità dei 500 miliardi di dollari che ogni anno i governi investono in sussidi dannosi per la natura, come l’agricoltura insostenibile o la pesca eccessiva, e se quelle risorse fossero dirottate verso un impiego positivo per la natura, come la rinaturalizzazione.
Lo afferma il Wwf sulla base di un modello contenuto nel nuovo rapporto dal titolo “Halve Humanity’s Footprint on Nature to Safeguard our Future” (Dimezzare l’impronta ecologica dell’umanità sulla natura per salvaguardare il nostro futuro) reso noto in vista dei negoziati delle Nazioni Unite sulla Biodiversità.
“Non solo riorientare questa spesa verso pratiche sostenibili aiuterebbe a ridurre l’impatto sulla biodiversità, ma ci aiuterebbe anche a passare a un’economia positiva per la natura e a cambiare i nostri attuali modelli di produzione e consumo assolutamente insostenibili – spiega Marco Lambertini, direttore generale del Wwf International – Reindirizzando queste risorse potremmo innescare, inoltre, un circolo virtuoso in grado di produrre 10.000 miliardi di dollari di valore annuale e 400 milioni di posti di lavoro dedicati a una nuova economia nature positive”.
Il Wwf ricorda che nel 2020, il Future of Nature and Business Report del World Economic Forum ha previsto che le soluzioni “nature-positive” potrebbero creare 395 milioni di posti di lavoro entro il 2030 e 10.100 miliardi di dollari in opportunità commerciali.
“La necessità di raggiungere un accordo per fermare e invertire la perdita di natura entro il 2030 non è mai stata così urgente” avverte il Wwf ricordando che “più della metà del Pil mondiale – 44mila miliardi di dollari – dipende in qualche modo dalla natura. Il cambiamento ambientale globale mette a rischio quasi 10.000 miliardi di dollari entro il 2050 e potrebbe provocare un aumento dei prezzi su larga scala per le principali materie prime come, tra le altre, il legno e il cotone”