Tempi del viaggio in treno più contenuti, stazioni distribuite più equamente tra aree del paese, interventi sulla rete come mai negli anni passati, uno spostamento della quota di viaggiatori sui treni a scapito delle auto, con conseguenti benefici per l’ambiente. Sono alcuni dei cambiamenti che sono destinati nei prossimi anni a ridisegnare il volto del trasporto ferroviario, grazie agli interventi previsti dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza. In particolare, la programmazione ferroviaria prevista porterebbe ad una riduzione (rispetto al 2021) media ponderata del tempo medio di viaggio ferroviario del 17,2%, si legge nell’Allegato infrastrutture al Def, che fa il punto sul contributo del Pnrr al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
La riduzione dei tempi di percorrenza sarà più accentuata al Sud e Isole e al Nord (rispettivamente -24,4% e -22%, contro il -4,5% del Centro). La migliore accessibilità trasportistica è conferma da calcolo sul grado di equità degli interventi previsti nel Pnrr per il settore ferroviario: calcolando l’indice Gini per misurare la diseguaglianza nella distribuzione dell’accessibilità ferroviaria, è stata quantificata una riduzione del 38% delle diseguaglianze. Il Pnrr dà anche una forte spinta ad interventi sulla rete ferroviaria. In particolare è prevista l’elettrificazione di oltre 1.800 km di linee, cioè più di 10 volte quanto realizzato negli ultimi 10 anni in Italia.
In ambito regionale si prevede inoltre la realizzazione di circa 700 km di nuove linee ferroviarie regionali, di cui oltre il 60% al Sud. E’ previsto anche lo sviluppo tecnologico delle infrastrutture ferroviarie, con l’implementazione del sistema ERTMS, che si stima si tradurrà nella riduzione di circa 3mila avarie all’anno. Infine è programmata la riqualificazione di numerose stazioni di interesse per circa 3 milioni di utenti potenziali, “anche per favorire un riequilibrio modale del trasporto ferroviario rispetto a quello privato su gomma, contribuendo così alla riduzione dell’inquinamento e in generale della congestione stradale”.
E proprio grazie agli interventi del Pnrr è atteso per i prossimi anni un importante spostamento di passeggeri dall’auto al treno. Al 2030, con l’entrata in esercizio degli investimenti del Piano, si stima un incremento di utilizzo del trasporto ferroviario del 66% a discapito del trasporto privato, che vedrà ridurre la propria quota modale del 6%: con il risultato che nel 2030 la quota del trasporto ferroviario passerà dal 6% del 2019 al 10% nel 2030, mentre quella dei mezzi privati calerà dall’82% al 77%. “Una diversione modale a favore del trasporto ferroviario produrrà effetti positivi anche sull’incidentalità stradale, che si stima, vedrà ridursi del 3,6% in termini di numero di incidenti (oltre 6.000 sinistri/anno) e del 4,5% in termini di effetti prodotti (circa 150 vittime/anno e 11.000 feriti/anno)”, si legge nel documento.
Lo shift modale gomma-ferro si rifletterà anche in termini di CO2 risparmiata dai veicoli stradali passeggeri e merci, per un valore stimato pari a circa 2,4 e 0,4 milioni di tonnellate annue rispettivamente. E unitamente alla riduzione di gas serra dovuta al rinnovo del parco autobus urbano, questo consentirà di ottenere un quantitativo di CO2 risparmiata all’anno di circa 3 milioni ton/anno, quasi come la CO2 emessa dai trasporti di Roma.