E’ atteso per il 9 agosto prossimo “Climate change 2021: the Physical Science Basis”, la prima parte di una trentina di pagine di un nuovo rapporto del Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc – Intergovernmental Panel on Climate Change) che fornirà ai decisori politici “le ultime conoscenze acquisite sul riscaldamento globale passato e sulle proiezioni future, mostrando come e perché il clima è cambiato fino ad oggi e includendo una migliore comprensione dell’influenza umana sul clima, inclusi gli eventi estremi“.
Nel darne notizia, l’Ipcc spiega che per approvare il rapporto (valutandolo parola per parola, riga per riga) gli scienziati hanno avviato oggi una “seduta” on line (per la prima volta una sessione di approvazione si svolge in modo virtuale a causa del Covid, osservano) che andrà avanti sino al 6 agosto. “Fatte salve le decisioni del Collegio, la relazione sarà pubblicata il 9 agosto“, precisa la nota. Un lavoro che arriva dopo i recenti disastri climatici nei vari continenti e prima del vertice mondiale dei Paesi Onu sul clima, la Cop26 di Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre.
La seconda parte del rapporto sarà pubblicata a febbraio 2022 e riguarderà gli impatti del global warming mentre la terza, attesa per marzo, esamina le soluzioni per ridurre le emissioni di gas serra.
Il presidente dell’Ipcc Hoesung Lee ha ringraziato i 234 autori del rapporto “per il loro impegno e la determinazione” in queste condizioni, soprattutto “negli ultimi 16 mesi, quando è stata modellata la bozza finale”. Nel rapporto “ci sarà una maggiore attenzione alle informazioni regionali che possono essere utilizzate per le valutazioni del rischio climatico”, spiega l’Ipcc.
Questo studio è il contributo del Gruppo di lavoro I (ce ne sono 3 in totale) alla cosiddetta “Sesta relazione di valutazione” che sarà pubblicata nel 2022, dopo l’approvazione dei governi dei 195 Paesi dell’Onu, a cui via via viene sottoposto per un esame e una revisione e per orientare le decisioni politiche. La quinta relazione su riscaldamento globale ed eventi climatci estremi che sancì “la responsabilità dell’uomo” risale al 2014.
Prima dell’Accordo di Parigi del 2015 che – proprio sulla base del rapporto degli scienziati dell’Onu – indicò di mantenere l’aumento medio della temperatura globale entro i 2 gradi centigradi, meglio 1,5, rispetto al periodo preindustriale. Obiettivo raggiungibile tagliando le emissioni di gas serra del 50% entro il 2030 e azzerandole entro il 2050. I documenti dell’Ipcc sono sottoposti a un ferreo controllo. La prima bozza del rapporto del Gruppo di lavoro I, spiega l’Ipcc, ha ricevuto 23.462 commenti di revisione da 750 revisori esperti, la seconda bozza ha avuto 51.387 commenti di revisione da governi e 1.279 da esperti e la Sintesi per i responsabili politici che si è conclusa il 20 giugno scorso ha ricevuto oltre 3.000 commenti da 47 governi. Il rapporto fa riferimento a oltre 14.000 articoli scientifici. L’approvazione dei rapporti da parte dell’Ipcc avviene “riga per riga”. Lo scopo di questo processo, spiega il panel di scienziati, “è garantire che il Riepilogo per i responsabili delle politiche sia accurato, ben bilanciato e presenti chiaramente i risultati scientifici del rapporto”. La plenaria di approvazione è il culmine del rigoroso processo di redazione e revisione cui sono sottoposti i rapporti Ipcc.