“Su due punti non abbiamo trovato l’accordo al G20 Ambiente e li abbiamo rinviati al G20 dei capi di stato e di governo: rimanere sotto 1,5 gradi di riscaldamento globale al 2030 ed eliminare il carbone dalla produzione energetica al 2025. Usa, Europa, Giappone e Canada sono favorevoli, ma altri paesi (Cina e India, ndr), hanno detto che non se la sentono di dare questa accelerazione, anche se vogliono rimanere nei limiti dell’Accordo di Parigi“. Lo ha detto il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, in conferenza stampa al termine del G20 Ambiente di Napoli.
“Non c’è nessuno dei G20 che abbia messo in dubbio l’Accordo di Parigi – ha spiegato Cingolani –. Tutti hanno detto che vogliono rispettarlo. Ma 15 paesi, fra i quali Usa, Europa, Giappone e Canada, hanno detto che vogliono fare di più: puntare a rimanere entro 1,5 gradi di riscaldamento nella decade. Altri paesi hanno detto che non se la sentono di dare questa accelerata: economicamente non ce la fanno, e preferirebbero ribadire quanto scritto nell’Accordo di Parigi“.
“Qui al G20 Ambiente volevamo essere più ambiziosi sulla decarbonizzazione, ma oltre non si poteva andare – ha aggiunto il ministro –. Così abbiamo rinviato la decisione a un livello politico più alto, quello dei capi di stato e di governo“.
“Abbiamo comunque raggiunto l’accordo su 58 punti del documento finale – ha proseguito Cingolani –: era la prima volta che a un G20 clima ed energia venivano trattati assieme. Qui a Napoli abbiamo negoziato due giorni e due notti di seguito, è stata una maratona estenuante. Ma abbiamo ottenuto un accordo senza precedenti“.
“Abbiamo concordato sull’accelerazione del passaggio alle energie pulite in questa decade – ha detto il ministro –, sull’allineamento dei flussi finanziari agli impegni dell’Accordo di Parigi, sull’adattamento e la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico, sugli strumenti di finanza verde, sulla condivisione delle migliori pratiche tecnolgoiche, sul ruolo di ricerca e sviluppo, sulle città intelligenti e resilienti, le smart city. Sono stati approvati due documenti della Presidenza italiana sulle smart city e le comunità energetiche e sulle rinnovabili offshore, e due allegati sulla poverta energetica e sulla sicurezza energetica“.
“Quattro mesi fa diversi paesi non volevano neppure sentire parlare di questi argomenti, ora hanno firmato – ha concluso il ministro –. C’è stata una maturazione culturale. Non a caso, i lavori si sono aperti con le condoglianze ai delegati di Germania e Olanda per le vittime delle alluvioni”.