A un anno di distanza dal lancio del Superbonus 110%, si raffredda l’entusiasmo da parte delle famiglie italiane relativamente all’utilizzo dell’incentivo. A dirlo è “110% Monitor”, il primo osservatorio trimestrale sull’andamento degli interventi di riqualificazione energetica e sismica soggetti al Superbonus lanciato da Nomisma per monitorare e misurare l’efficacia e le criticità dell’agevolazione e di promuovere modelli di business virtuosi e capaci di facilitarne l’accessibilità.
I motivi sono molteplici: l’incertezza sulle decisioni normative, l’inadeguatezza delle informazioni da parte degli operatori, le difficoltà riscontrate dalle imprese dovute all’aumento dei prezzi e dal fatto che abusi anche minimi possono impedire l’avvio delle operazioni. In particolare, dalle prime rilevazioni dell’osservatorio il numero di famiglie potenzialmente interessate a usufruire del Superbonus è in calo, passando da 10,5 milioni del maggio 2020 a 9 milioni del giugno 2021.
Una delle conseguenze di ciò è che crescono gli interventi asseverati, ma non con la velocità attesa, come mostrato dal quadro Enea del maggio scorso, in cui si contavano 14.450 cantieri in corso, per un importo lavori di 1,66 miliardi. Il 110% Monitor mostra inoltre ben 9,4 milioni di famiglie non interessate alla misura, mentre 2,3 milioni stanno avviando azioni concrete e 4 milioni di famiglie sono infine interessate, ma ancora ferme. A questo si aggiunge che il 40% degli interventi si concentra sulle abitazioni singole, mostrando un interesse minore da parte dei condomini.
Marco Marcatili, Responsabile Sviluppo e Sostenibilità Nomisma, evidenzia due effetti derivanti dalla misura emersi fino a oggi: da un lato, il Superbonus rischia di inasprire alcune iniquità territoriali, data la concentrazione attuale degli interventi in Lombardia, Veneto, Lazio ed Emilia-Romagna, regioni più equipaggiate per gestire amministrativamente e sul piano realizzativo gli interventi, con conseguente penalizzazione dei territori meno equipaggiati, come Molise, Basilicata, Umbria e Abruzzo. Dall’altro, la misura rischierebbe di regalare valore immobiliare solo a chi già lo ha, ma anche di regalare opportunità solo a chi non ha altre preoccupazioni in questo momento.
Secondo Nomisma, per sostenere la misura è necessario correggere alcuni passaggi. Queste le proposte: il ricorso a una operazione “sblocca contratti” in attesa della conferma di proroga al 2023 accompagnata dalla certezza sulla cessione del credito, al fine di non perdere l’importante finestra temporale estiva; l’attenuazione delle distorsioni di mercato che stanno emergendo, da un lato introducendo una sorta di “controlla prezzi”, per attenuare il rischio di schizofrenia che sta minando il mercato delle materie prime, dall’altro adottando aliquote differenziate a seconda dei condomini coinvolti, che permettano anche ai contesti più “difficili” di usufruire della misura; l’introduzione di un “obbligo generalizzato” di riqualificazione della “casa pubblica”, oltre i limiti temporali della misura, anche attraverso forme di partenariato pubblico-privato; impiegare lungimiranza nella programmazione, iniziando sin da oggi a guardare al post 2023.