La liberalizzazione dei mercati ed energy management sono stati al centro della seconda edizione 2021 di Enermanagement, nel corso del quale i nuovi trend sono stati affrontati con alcuni soggetti che hanno contribuito e contribuiscono attivamente alla trasformazione in corso come GSE, ARERA ed operatori di settore.
“Sono cambiati i motivi per gestire l’energia: si è passati dalla riduzione dei costi a sostenibilità, decarbonizzazione e accesso ai fondi – ha affermato in apertura lavori Dario Di Santo, direttore FIRE. – Prima, l’energy manager aveva pochi compiti ben definiti, oggi l’energia si sovrappone ad ambiente e sostenibilità, l’approvvigionamento di energia è diventato un mestiere a parte, la generazione distribuita si è affermata sempre più e chi opera sul campo deve stare al passo con le azioni di decarbonizzazione e con gli obiettivi definiti dall’UE”.
Durante la mattinata, Luca Benedetti del GSE ha trattato il tema della cogenerazione e del teleriscaldamento, evidenziando il potenziale economico finanziario a loro legato. Da uno studio realizzato proprio dal Gestore dei Servizi Energetici emerge un potenziale economico pari circa a un raddoppio dell’energia termica generata, sia per il teleriscaldamento (da circa 10 TWh a circa 21 TWh) che per la cogenerazione ad alto rendimento (da circa 28 TWh a circa 51 TWh).
A seguire, Alessandro Arena di ARERA ha tracciato un quadro sulle opportunità dell’autoconsumo, ossia della generazione in loco dell’elettricità. Sono state definite le caratteristiche dei clienti finali, che sono i soggetti che gestiscono le unità di consumo, e dei produttori, ossia i soggetti che gestiscono le unità di produzione e sono titolari dell’officina elettrica e delle autorizzazioni necessarie alla costruzione e all’esercizio dell’unità di produzione. Arena ha sottolineato che l’autoconsumo induce una serie di effetti sul sistema elettrico, essenzialmente riconducibili alla riduzione delle perdite di rete e alla potenziale diminuzione dei costi di sviluppo e di esercizio delle reti elettriche. Per accedere ai benefici e agli incentivi le comunità energetiche devono rispettare una configurazione ben definita.
Marco Pezzaglia, EGE SECEM, ha evidenziato diversi punti, tra cui la considerazione della comunità energetiche come soggetto giuridico che può acquisire o realizzare propri impianti o utilizzare quelli messi a disposizione.
Alcuni esempi validi di energy management sono stati trattati da Paolo Costa di Deparia, Mattia Facondo di AB Energy ed Alessandro Borin di CGT. Ognuno ha mostrato come, grazie ad azioni valide di monitoraggio, diagnosi, considerazione dei target di efficienza e riduzione dei consumi richiesti dall’UE è possibile concretizzare degli interventi vincenti che impattano sui costi, riducendoli, e sulla produzione, aumentandola e migliorandola. Un altro aspetto da considerare in riferimento alle comunità energetiche è quello della contrattualistica.
Svenja Bartels di Rödl&Partner ha sottolineato come le forme contrattuali coinvolte per autoconsumo, PPA (ossia i contratti di fornitura da fonti rinnovabili a lungo termine) e comunità energetiche sono molteplici e riguardano la figura del facilitatore, dell’investitore o banca finanziatrice, fornitore, etc.
Infine, Maria Gaeta di RSE ha tracciato gli attuali scenari al 2030 per l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili alla luce dell’incremento del target sulle emissioni di CO2, del Green deal e di altre novità. Interessante, fra queste, la variabile Covid, che ha portato cambiamenti nel comportamento dei consumatori, tra cui l’aumento dello smart working, con conseguenti impatti sulla domanda energetica residenziale, ed ha dato forte input allo sviluppo di digitalizzazione, idrogeno e transizione energetica.