Carenza d’acqua, malattie più diffuse, calore insopportabile, raccolti scarsi e di bassissima qualità, fame e malnutrizione, esodi dalle città inondate e dai campi aridi, estinzione delle specie: la vita sulla Terra come la conosciamo oggi sarà drasticamente trasformata dal cambiamento climatico già quando i bambini nati nel 2021 avranno 30 anni o anche prima. E se “la vita sulla Terra può evolversi in nuove specie, l’umanità non può fare altrettanto“. Le conseguenze derivanti da “decenni di inquinamento sfrenato da carbonio” sono inevitabili a breve termine, questa corsa “sta accelerando e va fermata“.
Torna dopo 7 anni, aggiornato e più grave, l’allarme sugli “impatti irreversibili” provocati dal riscaldamento della Terra. Sono indiscrezioni, racchiuse in una bozza di 4mila pagine, anticipate dall’Afp, a cui sta lavorando il gruppo intergovernativo di scienziati delle Nazioni Unite esperti in cambiamenti climatici (Ipcc). Il documento ufficiale sarà diffuso a febbraio 2022, dopo l’approvazione dei governi dei 195 Paesi dell’Onu, a cui via via viene sottoposto per un esame e una revisione e per orientare le decisioni politiche. Troppo tardi, secondo alcuni scienziati, che ricordano altre occasioni più vicine come i vertici delle Nazioni Unite di quest’anno su clima, biodiversità e sistemi alimentari. La bozza, secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa francese, avverte che “il peggio deve ancora arrivare” e colpirà “la vita dei nostri figli e dei nostri nipoti più delle nostre” si legge nel sommario.
L’aumento del riscaldamento globale oltre la soglia di 1,5-2 gradi centigradi (rispetto al periodo preindustriale) fissata dall’accordo di Parigi sul clima ormai nel 2015 avrebbe “impatti irreversibili sui sistemi umani ed ecologici“: con +2 gradi circa 420 milioni di persone in più sulla Terra dovranno affrontare “ondate di caldo estremo” e potenzialmente letali, circa 350 milioni di persone in più che vivono nelle aree urbane saranno esposte alla scarsità d’acqua a causa di gravi siccità, fino a 80 milioni di persone in più nel mondo rispetto ad oggi potrebbero soffrire la fame entro il 2050 e non più entro fine secolo. Qualunque sia il tasso di riduzione delle emissioni di gas serra, avvertono gli esperti, gli impatti devastanti del global warming sulla natura e sull’umanità che da esso dipende accelereranno e diventeranno “dolorosamente palpabili ben prima del 2050“. I danni economici provocati dai disastri ambientali sono enormi.
Ci sono almeno quattro conclusioni principali nella bozza in cui si osserva che con +1,1 gradi Celsius di riscaldamento registrato finora, il clima sta già cambiando e che anche un +1,5 prolungato nel tempo ormai può essere letale per tanti organismi, come le barriere coralline. Gli scienziati ancora una volta sollecitano il contributo di ciascun individuo, comunità, imprese, istituzioni e governi lanciando l’appello a “ridefinire il nostro modo di vivere e di consumare“. Il ripetersi di eventi estremi sono costati all’agricoltura italiana tra siccità e alluvioni oltre 14 miliardi di euro in un decennio tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne, afferma Coldiretti nel rilevare che “l’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli“.