La pandemia ci lascerà in eredità città più ciclabili.
E’ questo il bilancio che fa la Fiab (Federazione italiana ambiente e bicicletta), la rete delle associazioni ciclistiche italiane, alla vigilia della Giornata Mondiale della Bicicletta, il 3 giugno, istituita dall’Onu nel 2018.
E il Governo, dopo il programma sperimentale ‘bonus mobilita’ da 200 milioni lanciato nel 2020, ribadisce il suo impegno verso il simbolo della mobilità sostenibile, con una nuova edizione del bonus (180 milioni) nei comuni multati per l’aria ‘cattiva, e con l’impiego previsto dal Pnrr di 600 milioni per realizzare 570 km di piste ciclabili urbane e 1250 km di piste ciclabili turistiche. Ulteriori incentivi, per 180 milioni di euro, sono previsti per il periodo 2021-2024 sotto forma di bonus mobilità per chi, in alcune aree, rottama un auto o un ciclomotore in cambio di abbonamenti al trasporto pubblico e di biciclette. Il decreto attuativo è all’esame delle amministrazioni, si prevede entro l’anno l’avvio degli incentivi.
La pandemia in Italia ha spinto la bici in tre modi. Più gente ha cominciato a pedalare per evitare i mezzi pubblici a rischio infezione, e ha finito per scoprire che è un sistema comodo e rapido per spostarsi in città.
I governi Conte e Draghi, spinti dal vento ambientalista, hanno destinato una bella fetta di ristori alle ciclabili e al bonus bici e il parlamento ha cavalcato l’onda, approvando una serie di leggi a favore delle biciclette, già comuni nel resto d’Europa e attese da anni in Italia.
“Finito il primo lockdown, a maggio del 2020, abbiamo visto le file di gente a comprare biciclette o a farle riparare – racconta Alessandro Tursi, presidente della Fiab -. I comuni hanno cominciato a fare le ciclabili “popup”, con pochi soldi e una riga di vernice sull’asfalto. Poi in parlamento sono state introdotte modifiche al Codice della Strada chieste da anni: la “casa avanzata” ai semafori le corsie ciclabili con la linea tratteggiata, il doppio senso ciclabile nelle strade a senso unico, le strade urbane ciclabili , la strada scolastica. Leggi che ci hanno fatto recuperare 20 anni di ritardo normativo”.
Nel frattempo, il governo ha cominciato a stanziare soldi per la mobilità “dolce”: 123 milioni ai comuni per le piste, 315 milioni per il bonus bici. Poi quest’anno sono arrivati i 600 milioni del Pnrr per la ciclabilità, che si vanno ad aggiungere ai 250 milioni già stanziati per le ciclovie nazionali e ai 150 milioni dell’ultima finanziaria per le ciclabili urbane. “C’è stato un cambio di passo – commenta Tursi -. La bici ora è costantemente nell’agenda politica di governo e comuni”.