Il Piano nazionale di ripresa e resilienza del governo (Pnrr) da solo non basterà a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite e non invertirà la tendenza negativa per molti target come il degrado degli ecosistemi e il consumo del suolo, secondo una nuova analisi dell’Asvis, Alleanza Italiana per lo sviluppo sostenibile.
“Il piano presenta alcuni passi avanti, ma contiene anche numerose criticità che richiedono interventi urgenti e significativi per essere superate“, è il giudizio illustrato dal presidente dell’Asvis, Pierluigi Stefanini, alla presentazione del Rapporto “Il Pnrr e l’Agenda 2030” elaborato da circa 800 esperti che hanno classificato e valutato il Piano secondo i target Onu. Il risultato, che non tiene ancora conto degli effetti della pandemia, “non è molto confortante“, si legge in una nota.
“Per due obiettivi – coltivazioni biologiche e tasso di riciclaggio – gli andamenti sono concordi col raggiungimento del target“, si legge nel testo, e sono abbastanza positivi anche per altri due: mortalità da malattie non trasmissibili e uscita precoce dal sistema di formazione. Ma “per ben 14 emerge chiaramente che gli obiettivi fissati non saranno raggiunti. Per quattro di primaria importanza – partecipazione alla scuola d’infanzia; efficienza delle reti idriche; disuguaglianza del reddito disponibile; offerta del trasporto pubblico – l’Italia si sta allontanando dagli obiettivi“, per l’Asvis.
Il documento è stato presentato dal presidente dell’ASviS Pierluigi Stefanini. Con i saluti del vice Presidente esecutivo della Commissione europea Frans Timmermans, gli interventi dei ministri per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna, e per le Politiche giovanili, Fabiana Dadone, del ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini e e dell’ex presidente del Consiglio Romano Prodi.
Per otto obiettivi, il Paese mostra una contraddizione tra il breve e il lungo periodo. L’Asvis riconosce diversi progressi nel Pnrr a partire dal fatto che le Missioni siano state maggiormente focalizzate per utilizzare meglio le risorse, fino alla nuova Governance multilivello, ma segnala anche criticità come l’assenza dei riferimenti agli obiettivi di sostenibilità dell’Onu (Sdgs).
“Fra le altre criticità rilevate – continua il comunicato – la mancanza di molti dettagli degli interventi; di elementi di sistema per la trasformazione del sistema produttivo in linea col Green Deal europeo; di iniziative per garantire la partecipazione permanente della società civile. Inoltre le valutazioni macroeconomiche al 2026 sono formulate senza specificare in che modo e a quali condizioni gli investimenti e le riforme previste potranno garantire risultati duraturi nel tempo“.
L’Asvis indica poi come “assolutamente indispensabile“, in materia di semplificazione delle procedure per investimenti edili che queste “avvengano nel più totale rispetto delle norme di tutela ambientale e dei diritti e della salute dei lavoratori“. Fra le proposte, c’è l’organizzazione di una Conferenza nazionale dello Sviluppo sostenibile e la predisposizione di una legge annuale per lo Sviluppo sostenibile da approvare ogni anno entro giugno.
“Se gli interventi previsti nel piano di ripresa e resilienza verranno realizzati nei tempi, il Sud crescerà di 24 punti percentuali rispetto a una media nazionale di circa il 15% e a questa crescita si accompagnerà un incremento dell’occupazione. In particolare dai dati che abbiamo a disposizione risulta una crescita in 5 anni dell’occupazione femminile del 5,5% e quella giovanile del 4%“. Sono i dati riportati dalla ministra per il Sud e per la coesione territoriale, Mara Carfagna, alla presentazione del rapporto.
“Credo che il piano risponda alle esigenze delle nuove generazioni, anche se avrei voluto ancora più risorse. Non sono mai abbastanza considerato che forse la politica in questi anni li ha coinvolti troppo poco anche nella definizione delle politiche che li riguardavano“, dichiara la ministra per le Politiche giovanili, Fabiana Dadone.
“La Cop26 a Glasgow deve essere un punto di svolta, prendendo l’iniziativa l’Europa ha già contribuito a cambiare la dinamica internazionale. La corsa verso l’obiettivo zero è lanciata ma la strada per Glasgow è ancora lunga e sarà percorsa fino in fondo solo se sapremo trovare le giuste soluzioni per i paesi più vulnerabili“, afferma il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Frans Timmermans