Per decarbonizzare l’economia e mantenere il riscaldamento globale nei limiti dell’Accordo di Parigi, al 2050 l’idrogeno dovrà coprire dal 15 al 20% della domanda di energia. Ma per produrre l’idrogeno “verde” necessario (senza emissioni di CO2), serviranno 30.000 terawattora di energia da fonti rinnovabili. Per arrivarci, nei prossimi trent’anni bisognerà investire 15.000 miliardi di dollari: l’85% in produzione di energia e il 15% in impianti di elettrolisi dell’acqua. E’ la stima che fa una ricerca dell’Energy Transition Council (ETC), un’associazione internazionale di manager di industrie e compagnie energetiche, finanzieri e ong.
Secondo lo studio, per rispettare i vincoli dell’Accordo di Parigi, nel 2050 il consumo di idrogeno dovrà salire fino a 500 – 800 milioni di tonnellate. L’85% di questo gas dovrà essere “verde”, prodotto dall’acqua con energia da fonti rinnovabili: il restante 15% “blu”, prodotto dal metano con la cattura e lo stoccaggio della CO2 di scarto. Al momento, il consumo mondiale di questo gas è di 115 milioni di tonnellate all’anno: ma si tratta di idrogeno “grigio”, prodotto dal metano con rilascio in atmosfera dell’anidride carbonica di scarto.
Secondo l’ETC, l’idrogeno verde potrebbe essere usato subito al posto di quello grigio nelle produzioni dove è attualmente utilizzato: raffinerie, fabbriche di ammoniaca e di metanolo. In una fase transitoria, questo gas potrebbe essere utilizzato mescolato al metano per ridurre le emissioni della produzione di energia. Gradualmente, e con investimenti adeguati, potrebbe espandersi a settori come le acciaierie, i trasporti navali e forse l’aviazione. Inoltre la produzione di idrogeno potrebbe servire per stoccare energia nei momenti di picco di produzione delle fonti rinnovabili.
Altri possibili usi, dove però la convenienza è ancora incerta, secondo l’ETC sono il trasporto pesante su strada, il riscaldamento domestico, il supporto alla domanda di attività energivore (come i centri dati) e la produzione di materie plastiche.