La Commissione europea ha stralciato il gas naturale dalla sua classificazione delle attività economiche verdi. Che, malgrado le insistenze della Francia, non conterrà neanche riferimenti al nucleare. Così risulta dal documento, di cui ANSA ha preso visione, che dovrebbe essere presentato mercoledì per accompagnare la ‘tassonomia’ degli investimenti verdi, il nuovo standard globale per identificare la finanza sostenibile disegnato dai tecnici di Bruxelles. Il ruolo molto dibattuto di gas e nucleare nella decarbonizzazione dell’economia, si legge nel documento, sarà affrontato “in un’altra proposta legislativa nell’ultima parte dell’anno”, che coprirà le “tecnologie di transizione“.
Per Bruxelles meglio quindi disinnescare lo scontro tra la Francia, il cui “futuro energetico ed ecologico passa dal nucleare” (Macron dixit) e la Germania, che dal disastro di Fukushima del 2011 ha avviato la denuclearizzazione mentre, contemporaneamente, smantella le centrali a carbone e lignite.
Con un bisogno di sicurezza di approvvigionamento che non è esibito ma è tanto evidente da continuare l’abbraccio con la Russia di Putin per il gasdotto Nord Stream 2 nonostante gli altolà degli Usa. Un accordo tra Francia e Germania quindi ancora non c’è, ma movimenti di avvicinamento sono in atto. Per Parigi avere la patente verde per rinnovare il suo parco reattori è questione talmente pressante da aver stretto un’alleanza con Stati da sempre criticati perché ritenuti poco ambiziosi sul clima. A inizio marzo poi il presidente Emmanuel Macron si è sfilato dall’alleanza “anti-gas” (Lussemburgo, Danimarca, Spagna, Irlanda e Austria).
“La Francia era nostra alleata – ha raccontato all’ANSA il ministro dell’ambiente del Lussemburgo Claude Turmes – ma ha cambiato posizione e l’unico modo in cui posso spiegarlo è un accordo con i paesi pro-gas, in cambio del loro appoggio sul nucleare“.
Inoltre, alla fine del mese scorso Macron, insieme ai primi ministri di Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Slovenia – molti dei quali sul fronte pro-gas – ha scritto alla Commissione proprio per perorare la causa dell’energia dell’atomo.
Tutta la vicenda della tassonomia mostra come, al di là dei proclami, per i paesi Ue sia difficile intendersi nel dettaglio su cosa sia sostenibile e cosa no. Dalla pubblicazione della prima bozza, a novembre, la Commissione ha dovuto in pratica riscrivere da capo il regolamento. Svezia e Finlandia hanno fatto pressione per ottenere ampie deroghe per lo sfruttamento delle foreste per la produzione di energia. Appoggiate, anche loro, dai paesi dell’est Europa. Che, con economie più deboli e dipendenti dal carbone, hanno firmato documenti pro-gas, pro-nucleare e pro-bioenergie. Perché va bene il Green Deal, ma la sicurezza energetica è sinonimo di sicurezza degli Stati.