Sulla base dei dati disponibili per il 2020, le restrizioni alla mobilità dovute al Covid-19 su tutto il territorio nazionale dell’anno scorso dovrebbero aver portato a una consistente riduzione delle emissioni di gas serra a livello nazionale: la previsione è di – 9,8% rispetto al 2019, a fronte di una riduzione prevista del Pil pari all’8,9%. È la stima fornita dall’Ispra in occasione della presentazione dei due report, il National Inventory Report 2021 e l’Informative Inventory Report 2021.
L’andamento stimato è dovuto alla riduzione delle emissioni per la minor produzione di energia elettrica (-12,6%), per la minore domanda di energia e la riduzione dei consumi energetici anche negli altri settori, industria (-9,9%), trasporti (-16,8%) a causa della riduzione del traffico privato in ambito urbano, e riscaldamento (-5,8%) per la chiusura parziale o totale degli edifici pubblici e delle attività commerciali.
Nel 2019 le emissioni di gas serra diminuiscono del 19% rispetto al 1990, passando da 519 a 418 milioni di tonnellate di CO2 equivalente e del 2,4% rispetto al 2018. La diminuzione è dovuta alla crescita negli ultimi anni della produzione di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico ed eolico), all’incremento dell’efficienza energetica nei settori industriali e alla riduzione dell’uso del carbone. È la descrizione dello stato emissivo nazionale fornita dai due report, il National Inventory Report 2021 e l’Informative Inventory Report 2021, presentati questa mattina dall’Ispra. I due rapporti disegnano il quadro globale e di dettaglio della situazione italiana sull’andamento dei gas serra dal 1990 al 2019, accompagnati da un focus sulle emissioni provenienti dai trasporti su strada.
Nel mese di febbraio 2021 è stata trasmessa a Bruxelles la Strategia Italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra, elaborata nell’ambito degli impegni dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, che individua la neutralità emissiva come obiettivo che l’Italia dovrà raggiungere entro il 2050. Tutti i settori saranno chiamati nei prossimi 30 anni a fornire un contributo estremamente rilevante, che va ben oltre quanto previsto dal Piano nazionale energia e clima, con impatti significativi sulla vita di tutti i cittadini, a cominciare dalle modalità di trasporto.
I settori della produzione di energia e dei trasporti restano responsabili di circa la metà delle emissioni nazionali di gas climalteranti. Il complesso dei trasporti, che mostra un aumento del 3,2% rispetto al 1990, riflette il trend osservato nel consumo di combustibile per il trasporto su strada e che, nel periodo di riferimento, registra un aumento delle percorrenze complessive (veicoli-km) di circa il 22%. Importante la diminuzione delle emissioni provenienti dal settore delle industrie energetiche che, sempre rispetto al 1990, scendono del 33% nel 2019, a fronte di un aumento della produzione di energia termoelettrica da 178,6 Terawattora (TWh) a 195,7 TWh, e dei consumi di energia elettrica da 218,7 TWh a 301,8 TWh. In Italia il consumo di metano nel settore civile era già diffuso nei primi anni ’90 e la crescita delle emissioni, in termini strutturali, è invece correlata all’aumento del numero delle abitazioni e dei relativi impianti di riscaldamento oltre che ai fattori climatici annuali.