Il settore dell’efficienza energetica ha tutti gli elementi per essere il motore della ripartenza green del Paese. Visto il grande fabbisogno di interventi in tutti i comparti (building, industria, PA, terziario) e la presenza di imprese strutturate con abbondanti risorse pubbliche e private, ora serve solo un framework regolatorio e normativo chiaro che permetta alle imprese di realizzare gli investimenti necessari. È quanto emerso dal Rapporto CESEF 2020 di Agici Finanza d’Impresa.
Il fabbisogno di efficienza energetica in Italia è ancora molto elevato e garantisce un ampio spazio per gli interventi. In particolare, nell’industria, dove gli investimenti si sono fermati anche a causa della pandemia, e nelle PMI, dove poco o nulla è stato fatto. Ma anche nel comparto residenziale, dove ci sono oltre 270 mila edifici che presentano un alto potenziale di riqualificazione energetica e antisismica, e nella Pubblica Amministrazione con il 70% delle scuole in Italia che ancora non ha ricevuto alcun tipo di intervento di efficientamento, come riportato nel PNRR. Per sfruttare appieno questo potenziale il PNRR (nella sua prima formulazione) ha allocato per l’efficienza energetica circa il 25% delle risorse del Next Generation EU destinate all’Italia, cioè 54 miliardi di €. A queste si affiancano i fondi già previsti dalla programmazione europea (FESR, FSE e ESIF), i fondi Horizon e i fondi specifici per l’Efficienza energetica (ELENA), ma anche gli incentivi previsti a livello nazionale (Eco-Sismabonus, Certificati Bianchi, Conto termico, FNEE, ecc.).
Il mercato dell’efficienza energetica è già pronto a trasformare le risorse in progetti concreti. Negli ultimi anni, infatti, si è assistito ad un progressivo consolidamento del mercato, il cui impatto è testimoniato dal calo dei debiti verso le banche: -32% nel 2019. Il trend, seppur meno intenso, è proseguito anche nel 2020 nonostante la pandemia. Negli ultimi 18 mesi ci sono state 5 operazioni di M&A tra utilities e operatori energetici e piccole ESCo specializzate. Inoltre, sta emergendo il trend delle Joint venture tra grandi operatori di efficienza energetica e investitori finanziari, come Renovit (Snam, CDP) e Cogenio (Enel X e Infracapital). Il mercato, quindi, presenta oggi importanti campioni nazionali strutturati e con elevate competenze tecniche in grado di mettere a terra volumi significativi di investimenti. Inoltre, ha dimostrato anche di essere resiliente. La pandemia ha avuto impatti significativi sui principali indicatori di bilancio delle aziende del settore. Tra il 10 e il 50% degli investimenti sono stati ritardati a causa delle difficoltà lato clienti. Il comparto industriale, il più colpito, ha subito cali di fatturato anche del 30%. Ma, soprattutto grazie al varo del Superbonus 110%, le imprese hanno reagito riorientando le attività verso il business delle riqualificazioni edilizie e lanciando nuovi prodotti e servizi, come incontri di consulenza online con clienti sparsi sul suolo nazionale.
A supporto degli operatori, sempre più investitori istituzionali stanno entrando nel settore, con strategie di investimento innovative che permettono di attivare progetti in modo complementare a banche e fondi pubblici. Il CESEF, attraverso interviste dirette a nove tra i principali investitori istituzionali comunitari, con 35 miliardi di € di asset under management, di cui uno dedicato esclusivamente all’EE, ha identificato i sei modelli prevalenti: Cartolarizzazione, Mezzanine Finance, Joint Venture, Equity Crowdfunging, Lending Crowdfunding, Project Green Bond. I principali vantaggi per il settore sono l’aggregazione dei piccoli interventi, la separazione tra rischio operatore e rischio progetto, incremento delle sinergie tra le risorse dei finanziatori e il know-how degli operatori, il finanziamento in pool.
Tuttavia, a frenare la concreta messa a terra dei progetti vi sono una serie di vecchie e nuove problematiche regolatorie e normative. Inoltre, occorre strutturare maggiormente e ove necessario riformare i meccanismi incentivanti. Il Superbonus 110%, ad esempio, è una misura straordinaria e particolarmente apprezzata dagli operatori, che anche grazie alla cessione del credito e agli strumenti di finanziamento attivati dal settore bancario potrebbe muovere volumi importanti di investimenti. Ma, come emerge dal monitoraggio condotto dal CESEF, nei primi sei mesi di funzionamento, solo il 7% degli interventi richiesti aveva superato lo scoglio della delibera assembleare e solo lo 0,3% era già concluso. Per massimizzar l’efficacia di questa misura è quindi necessario agire su alcune criticità incrementandone la durata e riducendo l’eccessiva burocrazia per accedere all’intervento. Il meccanismo dei Certificati Bianchi, infine, deve essere al più presto riformato. In particolare, come emerso anche durante il Workshop, gli operatori chiedono a gran voce di pubblicare l’atteso decreto sui TEE, ciò a beneficio soprattutto del settore industriale.
Infine, per sbloccare definitivamente gli enormi benefici economici, ambientali e sociali associati agli investimenti in efficienza energetica, occorre almeno attivare la domanda imponendo obblighi di efficientamento per la PA e per le industrie energivore, definire un Testo unico per l’EE nel settore residenziale che raccolga, riordini e semplifichi il corpus normativo di tutte le forme di detrazione fiscale, sviluppare un sistema di garanzie finanziarie e tecniche, per attrarre ulteriori risorse private nel settore.
“Crediamo che il settore possa essere il fulcro del rilancio del Paese dopo la pandemia”, ha spiegato Stefano Clerici, Direttore del CESEF. “L’efficienza energetica è centrale nelle politiche di decarbonizzazione europee e nazionali e questo garantisce abbondanti risorse economiche sia pubbliche (NGEU, incentivi, ecc.) che private, con gli investitori istituzionali sempre più orientati ad investire nel comparto. Ma le risorse non sono sufficienti da sole a garantire gli investimenti, occorrono anche norme che definiscano un quadro stabile nel lungo periodo per le imprese che devono realizzare i progetti”.