Il problema climatico c’è e va affrontato a livello globale, ma “la mia convinzione è che possiamo abbandonare le fonti fossili solo se abbiamo il nucleare”. Lo dice all’Adnkronos Davide Tabarelli (nella foto), presidente e fondatore di NE-Nomisma Energia e professore dell’Università di Bologna, che aggiunge: “Sono consapevole di dire una cosa controcorrente ma non sono l’unico. Anche l’inviato speciale Usa per il clima, John Kerry, ha detto che serve il nucleare, nonostante sia uno dei più ambientalisti nel partito democratico”.
Il mondo, dunque, “ha bisogno del nucleare”, ma l’Italia dovrà farne a meno, “nonostante sia il paese che lo ha inventato. Noi abbiamo una scuola di fisica, abbiamo le università che sono ricche, dove si studia come si può produrre energia dalla materia. Il nostro è un paese di grande conoscenza, che non riusciamo a mettere a sistema”.
Secondo Tabarelli “la produzione elettrica nucleare nel mondo di oltre 400 reattori conta più del doppio delle fonti rinnovabili nuove su cui stiamo investendo da 50 anni”. Senza il nucleare, “il mondo emetterebbe qualcosa come tutte le emissioni da carbone della Cina, perché avremmo bisogno di qualcos’altro”, e proprio la Cina sta costruendo 17 centrali nucleari e ne ha commissionate altre, mentre altri Paesi investono in queste tecnologie come la Turchia con la nuova centrale di Akkuyu e la Bielorussia ad Astravez. Nel frattempo, i piani di dismissione delle centrali degli altri paesi procedono a rilento: “La Francia, che prende il 75% della sua energia elettrica dal nucleare, ha già detto che non le chiuderà prima del 2035. E anche la Germania, che aveva annunciato la chiusura entro il 2022, non riuscirà a mantenere l’impegno perché, nel frattempo, deve anche abbandonare il carbone”.
Quanto all’Italia, sottolinea Tabarelli, “noi siamo l’unico paese al mondo che ha deciso di uscire dal nucleare e di chiudere quelle che aveva. È stato un assassinio; avevamo Caorso, premiata come la centrale più sicura al mondo. Anche altri paesi hanno scelto di non investire più sul nucleare, come la Svezia, però noi siamo gli unici ad avere buttato via quello che avevamo”.
“Senza nucleare il sistema elettrico di un paese industrializzato non è concepibile” ribadisce Tabarelli. “Adesso stiamo provando a fare questa rivoluzione delle fonti rinnovabili – aggiunge ancora Tabarelli – ; ci proviamo, ma sarà difficile. Lo diciamo dal 1981: ha 40 anni il primo piano energetico, che assomiglia all’ultimo, e al Recovery. Ci sono delle difficoltà fisiche. Abbiamo bisogno di grande intensità energetica e basse emissioni e questo lo fa solo il nucleare”.
Oggi, conclude Tabarelli, “tutti parlano di transizione energetica e più ne parlano e più si allontanano dalla realtà che è fatta anche di fossili e nucleare. Le rinnovabili sono belle da annunciare, per raccogliere facili consensi, ma difficili da realizzare”.