Il governo tedesco ha concluso un accordo di risarcimento per 2,4 miliardi di euro con i gruppi energetici danneggiati dall’uscita accelerata dal nucleare, deciso nel 2011 dalla cancelliera Angela Merkel a seguito del disastro di Fukushima. “Il governo pagherà un risarcimento di 2,428 miliardi di euro” agli operatori Eon, Rwe, Vattenfall ed EnBW, che gestivano le centrali nucleari tedesche, che saranno tutte chiuse alla fine del 2022”, ha annunciato Berlino in una nota.
A dieci anni dalla storica decisione della Germania di lasciare il nucleare, l’accordo vuole risolvere definitivamente la questione dei risarcimenti per i produttori di energia colpiti dalle chiusure di tutti i reattori del Paese. I quattro gruppi riceveranno 2,285 miliardi di euro per “elettricità non prodotta” e 142,5 milioni per compensare gli investimenti effettuati concentrandosi su una maggiore durata degli impianti, hanno detto i ministeri delle Finanze, Ambiente ed Economia.
Secondo Berlino, le società si sono impegnate a “ritirare tutti i procedimenti legali pendenti e ad astenersi dal promuovere azioni o ricorsi contro il regime di risarcimento“. Il governo cita in particolare la procedura avviata dal gruppo Vattenfall dinanzi a un tribunale arbitrale della Banca mondiale nel 2014 contro l’eliminazione graduale del nucleare. Nel dettaglio Rwe riceverà 880 milioni, ed E.On, riceverà 42,5 milioni, a Vattenfall andranno 1,425 miliardi ed EnBW di proprietà pubblica ne riceverà 80 milioni.
Dopo l’incidente nella centrale elettrica giapponese di Fukushima, la cancelliera Angela Merkel annunciò a sorpresa l’uscita dal nucleare entro la fine del 2022. Ne seguì una battaglia legale tra il governo e gli operatori tedeschi delle centrali nucleari. La Corte costituzionale di Karlsruhe si è pronunciata nel 2016 contro lo Stato, chiedendo a Berlino di risarcire le società. Sono ancora sei le centrali nucleari in funzione in Germania, contro le 17 prima dell’annuncio dell’uscita. Otto di loro sono stati scollegate nel 2011, dopo il disastro di Fukushima.
Intanto, la Commissione europea ha aperto un’indagine per verificare se i piani della Germania per compensare i proprietari per la chiusura anticipata delle centrali elettriche a carbone entro il 2038 siano in linea con le regole del blocco sugli aiuti di Stato alle imprese. La Germania ha deciso lo scorso anno di pagare alle società di servizi pubblici 4,35 miliardi di euro per accelerare la chiusura delle loro centrali a carbone. L’investimento fa parte degli sforzi del Paese per combattere il cambiamento climatico. Molti degli impianti utilizzano la lignite, un carbone particolarmente inquinante estratto in Germania.
“Il nostro ruolo è salvaguardare la concorrenza assicurandoci che la compensazione concessa agli operatori degli impianti per l’eliminazione graduale prima del previsto sia mantenuta al minimo necessario“, ha affermato Margrethe Vestager, la vicepresidente esecutiva della Commissione europea. Gli ambientalisti affermano che le società che beneficiano del risarcimento statale dovrebbero comunque chiudere presto gli impianti perché la generazione di elettricità dalla combustione del carbone sta diventando più costosa delle fonti di energia rinnovabile come l’eolico e il solare