Prende forma il progetto del nuovo Governo Draghi sul ministero della Transizione ecologica, chiamato ad assumere nuove e diverse competenze, alcune delle quali oggi in capo al ministero dello Sviluppo economico. Lo prevede l’ultima bozza del DL di riorganizzazione che coinvolgerà i ministeri guidati da Giancarlo Giorgetti e da Roberto Cingolani.
Al Mite – l’acronimo, nuovo di zecca, che indica il nuovo ministero della transizione ecologica – dovrebbe andare, secondo la bozza visionata da Public Policy, la direzione generale per l’approvvigionamento, l’efficienza e la competitività energetica e la direzione per le infrastrutture e la sicurezza dei sistemi energetici e geominerari. Sarebbero dunque trasferite al Mite tutte le misure di politica attiva e le relative dotazioni economiche a favore della transizione energetica, mentre rimarrebbe in capo al Mise “l’attività di tipo normativo e regolamentare relativa alla sicurezza e alla tutela del mercato e alcune misure di politica industriale direttamente connesse alla tutela del rischio di deindustrializzazione e delocalizzazione di comparti produttivi dove il costo dell’energia ha un ruolo rilevante. Tra essi, l’industria siderurgica, la produzione di cemento, vetro, l’alluminio, ceramica, carta, chimica, che oggi richiedono una gestione per mantenerne la competitività nel quadro della transizione energetica“.
Economia circolare e risorse idriche
Tra le competenze in via di trasferimento ci sarebbero anche gestione dei rifiuti, tutela delle risorse idriche – fatta salva la competenza del ministero delle Politiche agricole -, politiche di promozione per l’economia circolare e l’uso efficiente delle risorse, fatte salve le competenze del ministero dello Sviluppo economico; coordinamento delle misure di contrasto e contenimento del danno ambientale, nonché di bonifica e di ripristino in sicurezza dei siti inquinati; prevenzione e repressione delle violazioni compiute in danno dell’ambiente, prevenzione e protezione dall’inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico e dai rischi industriali; la difesa e l’assetto del territorio con riferimento ai valori naturali e ambientali. Dovrebbero passare nelle mani di Cingolani anche l’individuazione e lo sviluppo delle reti nazionali di trasporto dell’energia elettrica e del gas naturale e la definizione degli indirizzi per la loro gestione.
Il comitato di Transizione
Il decreto introduce poi un “Comitato per la transizione ecologica”, composto da presidente del Consiglio, ministro dell’Economia, ministro delle Infrastrutture, ministro della Transizione Ecologica, ministro dello Sviluppo Economico e ministro per le Politiche Agricole. Una struttura con competenze trasversali che, entro tre mesi dall’entrata in vigore, dovrebbe mettere a punto il Piano per la transizione ecologica, coordinando politiche in materia di “mobilità sostenibile”, “economia circolare”, “qualità dell’aria”, “dissesto idrogeologico”.
Vigilanza enti
“In materia di vigilanza sugli enti passerebbe al Mite la vigilanza su Enea, Gse e Sogin, mentre resterebbe al Mise la vigilanza su Gme (che gestisce le piattaforme informatiche di scambio di energia) e su Acquirente Unico (che gestisce i servizi di tutela dei consumatori e le scorte petrolifere di sicurezza da utilizzare in caso di emergenza)“.
“La materia sicurezza delle forniture – si legge ancora nella relazione illustrativa – comprende le azioni volte a garantire la fornitura di energia ai consumatori in tutte le condizioni di esercizio, quali i piani di emergenza e la adozione di misure per mantenere l’adeguatezza e il funzionamento del sistema anche in caso di interruzione delle forniture dall’estero o gravi eventi nazionali“. Il Mise è anche l’autorità competente in base ai Regolamenti Ue per gestire crisi transfrontaliere dei sistemi energetici europei.