È stata posata oggi in Gujarat la prima pietra del megaprogetto indiano per il più esteso parco di energia rinnovabile del mondo. Alla cerimonia ha preso parte, virtualmente, il premier Narendra Modi, impegnato in un tour nello stato di cui fu governatore negli anni Novanta.
Il parco, che verrà realizzato a Khavda, nella zona desertica del Kutch, sarà il primo in India con caratteristiche ibride: su un’area di 72.600 ettari saranno infatti installati sia pannelli solari che impianti eolici, con l’obiettivo di fornire 30.000 megawatt di potenza. Il progetto è uno dei primi passi concreti per raggiungere l’obiettivo del paese, che si è impegnato ad installare entro il 2022 impianti con fonti di energia rinnovabile per almeno 175 gigawattora.
Il quotidiano The Indian Express sottolinea un aspetto controverso del progetto: il parco sarà realizzato ad appena sei chilometri dal confine con il Pakistan, in una zona controllata sia dall’esercito che dal BSF, Border Security Force, le forze speciali di frontiera, e inaccessibile ai civili. L’intera area è circondata da zone vietate, che appartengono sia all’esercito che alla BSF. Lo scorso aprile, il ministro della Difesa ha dato il nulla osta all’uso dell’area, mentre Sunaina Tomar, sottosegretario all’Energia dello stato ha detto che l’area è stata scelta perché “interamente deserta”, e ha aggiunto che “installare una foresta di pale eoliche è un modo per segnare il confine”.
Sempre oggi, il premier inaugurerà un impianto di desalinizzazione di 10 milioni di litri al giorno a Mandvi, nel distretto di Saurashtra, lungo le coste del Mare Arabico.