Aumentare di sei volte la capacità dell’eolico in mare in 10 anni e di 25 volte entro il 2050. E’ uno degli obiettivi della strategia per le rinnovabili offshore adottata dalla Commissione europea. La strategia individua un “alto potenziale” per lo sviluppo dell’eolico galleggiante in tutto il Mediterraneo e opportunità più localizzate per produrre energia da onde e correnti. La strategia propone di aumentare la capacità eolica offshore Ue dal suo attuale livello di 12 GW a 60 GW entro il 2030, fino a 300 GW entro il 2050. La potenza installata di energia generata con onde e correnti dovrebbe crescere dai 13MW di oggi a 40GW.

Secondo le stime della Commissione l’investimento necessario è di 800 miliardi in 30 anni, due terzi dei quali per l’infrastruttura di rete.

Aumentare gli investimenti è un’urgenza e un’opportunità di crescita“, ha sottolineato il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans. L’Esecutivo Ue incoraggerà la cooperazione tra Stati membri e nel settore privato, con una piattaforma apposita, promette disposizioni specifiche nell’ambito della revisione delle regole sugli aiuti di Stato nel settore dell’energia e della direttiva rinnovabili e vuole rinforzare l’assistenza all’utilizzo di fondi Ue.

Intanto sono a rischio gli obiettivi al 2030 per l’energia eolica proposti dai Governi europei nei Piani Nazionali Energia e Clima (Pniec), con 20mila posti di lavoro in pericolo. L’allarme arriva da WindEurope, l’associazione delle industrie europee dell’eolico nel Flagship Report ‘Energia del vento e ripresa economica in Europa’, secondo cui per rispettare gli obiettivi dovrà essere installata ogni anno una capacità totale di 21 GW di nuovo eolico, dei quali il 43% offshore e il 57% onshore. Tuttavia, l’Anev (Associazione Nazionale Energia dal Vento) osserva che “si farà fatica a raggiungere tale traguardo se i Governi non si impegneranno a semplificare gli iter autorizzativi, non solo per il rinnovamento degli impianti, ma anche per la realizzazione di nuovi parchi eolici”.

Se ciò non avvenisse, nota l’Anev, “si correrebbe il pericolo di perdere 20.000 posti di lavoro in Europa“. In Italia secondo le stime dell’Associazione dell’industria dell’eolico, “grazie alla semplificazione si potrebbero attivare investimenti per oltre 12 miliardi di euro di capitali privati con grande beneficio per l’occupazione e lo sviluppo industriale del nostro Paese. Già oggi in Italia l’eolico crea ogni anno un flusso finanziario di circa 3,5 miliardi di euro fra investimenti diretti e indiretti e conta oltre 27.000 addetti. Inoltre nel 2019 sono stati prodotti 20,06 TWh da eolico che equivalgono al fabbisogno di circa 20 milioni di persone e ad un risparmio di circa 12 Mt di emissioni evitate di CO2 e di 25 milioni di barili di petrolio“.