Il prezzo dell’energia da fotovoltaico è ai minimi storici, il più basso di sempre. Il settore è oggi capace di attrarre grosse quote di investimenti e assicurarsi un ruolo da protagonista nel comparto energetico su scala globale. La riduzione del costo degli impianti rinnovabili – quello del solare, ma anche dell’altrettanto consolidato eolico – sarà cruciale nella promozione della transizione energetica.
L’energia da fotovoltaico ai tempi della Covid-19
A rivelarlo è l’Agenzia internazionale dell’energia, organizzazione internazionale che, tra le altre cose, ha il compito di promuovere lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Lo scorso 13 ottobre ha pubblicato l’edizione 2020 del World energy outlook (Weo), rapporto annuale che contiene alcune delle più dettagliate e approfondite analisi del sistema energetico globale. Nel Weo l’agenzia fotografa gli effetti della Covid-19 sulla produzione dell’energia da fotovoltaico, destinata ad aumentare del 43 per cento entro il 2040. Questo per effetto dell’impatto “straordinariamente turbolento” della pandemia sulla stabilità dei prezzi delle materie prime e della domanda di prodotti che ha inciso negativamente sull’attrattività dei carburanti fossili e positivamente su quella delle fonti rinnovabili. Una previsione al rialzo rispetto a quella fatta nel 2018, complice anche il crollo dei prezzi del fotovoltaico, dell’ordine del 20-50 per cento rispetto alle previsioni del 2019, e le politiche finanziarie di sostegno promosse in Europa, Stati Uniti, Cina e India.
Più in generale, l’emergenza globale impatterà sul mercato energetico già nel breve periodo: “La domanda globale è destinata a diminuire del 5 per cento nel 2020, mentre le emissioni di CO2 legate all’energia lo faranno del 7 per cento e gli investimenti energetici del 18 per cento”, sottolinea l’Aie.
Quattro scenari: con le politiche attuali l’Europa non centrerà i propri obiettivi
Il rapporto, come di consueto, confronta diversi scenari per sondare l’evoluzione del mercato: quello che prevede che vengano mantenute le politiche attuali (Stated policies scenario), quello che ipotizza una ripresa ritardata (Delayed recovery scenario), quello centrato su uno sviluppo sostenibile (Sustainable development scenario) e quello che immagina una produzione di energia a emissioni nette azzerate (Net zero emissions scenario).
Nello scenario delle politiche attuali, in particolare, l’Agenzia prevede che l’Unione europea non riuscirà a raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica fissato al 2050. Saranno necessari sforzi “senza precedenti” a livello globale, e non solo da parte degli attori del comparto energetico, per evitare che il petrolio resti una fonte irrinunciabile. La domanda di combustibili fossili, però, è destinata a diminuire, soprattutto se ci sarà un’azione più decisa a sostegno della riduzione delle emissioni inquinanti.
Ferme le incertezze legate agli effetti del coronavirus, dalla gravità alla durata della pandemia, nello scenario che prevede il mantenimento delle politiche attuali l’Aie stima che nei prossimi due anni ci sarà un calo drastico della domanda di energia su scala globale. Riduzione che si potrebbe prolungare sino al 2025, nel caso l’emergenza pandemica prosegua, e che intaccherebbe soprattutto la richiesta di gas e di petrolio.
È la prima volta che l’Aie include anche lo scenario a emissioni nette zero, che immagina venga centrato l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi centigradi, entro il 2100 rispetto ai livelli pre-industriali, previsto dall’Accordo di Parigi raggiunto alla Cop 21 del 2015. Nonché l’azzeramento delle emissioni nette di biossido di carbonio al 2050. Al contempo, si focalizza sul peso dei comportamenti quotidiani nella riduzione delle emissioni di CO2.
Lavorare da casa “tre giorni alla settimana” rivestirebbe un ruolo “essenziale” nel raggiungimento di questo obiettivo: nello scenario a emissioni zero favorirebbe nel 2030 la riduzione di 55 milioni di tonnellate di biossido di carbonio a livello globale. Altrettanto fondamentale sarebbe smettere di usare l’aereo, o più in generale abbandonare il mezzo privato a fare di modalità di spostamento sostenibili, e evitare di accendere l’aria condizionata e limitare il riscaldamento. Senza contare che l’adozione di una dieta alimentare senza carne, evidenzia l’Agenzia, che ridurrebbe i livelli di metano e protossido di azoto presenti nell’aria.
La domanda di energia rinnovabile
La conclusione del rapporto è in ogni caso positiva: la domanda di energia rinnovabile crescerà in tutti gli scenari ipotizzati. Entro il 2025 potrebbe diventare la principale fonte di approvvigionamento ed entro il 2030 coprire l’80 per cento della richiesta globale di energia. Al contrario di ogni previsione fatta sinora. Ma la decarbonizzazione non sarà scontata: bisognerà stimolare interventi di miglioramento della rete, che la rendano resiliente e capace di soddisfare ogni tipo di richiesta. E occorrerà installare sistemi di accumulo abbinati alle fonti rinnovabili. Nella speranza che studi dettagliati come il World energy outlook, un utile mezzo per la sensibilizzazione e l’informazione dei rappresentanti politici, orientino i prossimi passi della transizione energetica.