Il superbonus e il sismabonus “riescono a ottenere tre obiettivi: rilancio del settore dell’edilizia efficientamento energetico e sismico degli edifici e il fatto che anche i cittadini meno abbienti possono vivere in residenze più confortevole”. Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli intervenendo all’energy talks di Rcs Academy dal titolo “Energia e imprese, operazione Green deal” che ha anche annunciato la volontà di rendere strutturale il piano Industria 4.0
“C’è poi il grande tema della transizione energetica – ha aggiunto il ministro –: credo molto nell’idrogeno verde e nella capacità dell’Italia di portare la transizione verso l’utilizzo del vettore con un vantaggio rispetto agli altri, intanto per collocazione geografica visto che siamo molto vicini al nord Africa dove possiamo sfruttare il solare. Poi perché abbiamo infrastrutture di trasporto che altri paesi non hanno. Credo che quindi su questa partita l’Italia possa dire una parola importante. Potremmo essere noi l’hub di testa nell’idrogeno”, ha concluso Patuanelli.
Il consumo di carbone non tornerà più ai livelli pre-Covid
Laura Cozzi, Chief Energy Modeller International Energy Agency ha sottolineato come “il carbone sta rallentamento molto la sua corsa e non tornerà più ai livelli pre-crisi per il fatto che le fonti rinnovabili stanno diventando competitive e prenderanno il sopravvento e agli investitori piacciono di più. Ogni punto di pil che perdiamo riduciamo le emissioni ma non è una strategia da seguire”, ha chiarito Cozzi che poi ha aggiunto: “Ci troviamo di fronte a una congiuntura economica e sanitaria difficile: le priorità dei governi sono occupazione, stimolare la crescita e portare il settore energetico avanti in modo sostenibile. Sono fiera che Europa e Italia stiano prendendo vantaggio utilizzando i pacchetti di stimolo”.
La prima area da considerare secondo Cozzi “è l’efficienza energetica che ha un moltiplicatore forte per crescita economica e lavoro, la seconda area è il settore elettrico: vorrei spendere due parole per le reti elettriche intelligenti che ci possono portare avanti nella sicurezza e nel lavoro. La terza area riguarda l’innovazione: la sfida si vincerà in questo settore e l’idrogeno è una delle aree che stiamo sentendo dappertutto”.
“Sono molto fiera delle cose che l’Italia ha fatto come i grandi fondi europei portati a casa: lo dobbiamo vedere come un momento per reindustrializzare il paese come fatto nel dopoguerra. Il prossimo anno Italia sarà alla testa del G20 e non dobbiamo dimenticare che ci sono aziende come Eni, Enel e Snam che sono società di punta internazionali, dobbiamo essere fieri di tutto quello che stanno facendo”.
Per quanto riguarda l’accesso all’elettricità “purtroppo i numeri del 2020 sono tremendi perché per la prima volta questo numero aumenterà e molti perderanno il diritto di accesso perché non potranno pagarla. Sugli obiettivi di Parigi il carbon leakage si sta riducendo e le tecnologie clean sono sempre più economiche: 120 paesi hanno target net zero, dal punto di vista politico vediamo passi in avanti e questo mi da speranza”.
L’Unione europea faccia da esempio per la decarbonizzazione
“Decarbonizzare completamente la società e l’Europa al 2050 vuol dire espellere tutte le tecnologie inquinanti – ha evidenziato Guido Bortoni, Senior Advisor, Affari Regolatori del Mercato Interno Energia DG ENERGIA della Commissione europea –. Il comparto energetico può contribuire in tre modi: riducendo la quantità di energia consumata, incrementando la di quota energia zero carbon e decarbonizzando direttamente il kwh prodotto con combustibili fossili preservando però i consumatori. Il green deal è infatti anche un patto per la crescita per non produrre squilibri”. Infine, “un ultimo obiettivo parte dal fatto che l’Europa faccia da modello promotore per la decarbonizzazione estesa anche in altri paesi. Proveremo a fare da traino proponendo un menu di tecnologie pulite che possano attirare altre transizioni. Se non dovesse funzionare la Commissione ha in mente un meccanismo di perequazione” cioè la carbon border tax. Insomma, ha concluso Bortoni occorre “affrontare il tema partendo dalla domanda nazionale che deve rispondere alla decarbonizzazione, proteggere l’industria dal rialzo del carbon price e impegnarsi nello sviluppo di tutte le tecnologie clean e in linea con le possibilità nazionali”.
Passaggio fondamentale della conversione green è lo sblocco della burocrazia
“Siamo tutti d’accordo sulla ‘E’ dell’Esg ma c’è un problema di governance per raggiungere questi obiettivi”, ha detto il numero uno di Enel Francesco Starace: “Sbloccare la burocrazia è un lavoro duro, costante e di dettaglio. La verità è che la sala macchina non è una plancia di comando di una nave: è ora di occuparsi di questo altrimenti la nave non arriva in porto – ha aggiunto -. La conversione alle rinnovabili fa bene all’ambiente e al portafoglio e fa bene alla sicurezza dell’approvvigionamento perché malgrado l’intermittenza nessuna potenza straniera può togliercela”. Sul fronte delle rinnovabili, rispetto agli obiettivi di riduzione delle emissioni, “siamo a 18 mila MW l’anno di fonti rinnovabili aggiunti nell’Unione europea, ma per essere coerente con i target ne dovrebbe aggiungere altri 28mila. Insomma, siamo molto al di sotto della crescita necessaria per arrivare all’obiettivo climatico“.