La crisi del Covid-19 ha determinato più di un impatto sul settore energetico: ha ridotto i consumi, fatto precipitare il prezzo del greggio, scombussolato il mercato delle commodity e ritardato la costruzione di nuove centrali. Ma soprattutto ha involontariamente dato alle rinnovabili uno spazio per dimostrare la loro affidabilità. E in questo stesso spazio alcune tecnologie hanno performato meglio di altre. È il caso della produzione fotovoltaica che ha saputo giovare delle nuove condizioni atmosferiche innescate dal lockdown.
L’interruzione di spostamenti, trasporti e buona parte dell’economia mondiale, ha determinato un calo sensibile dell’inquinamento atmosferico, di cui hanno beneficiato direttamente i moduli fotovoltaici. A dimostrarlo è una ricerca del MIT, pubblicata sulla rivista Joule.
Che cieli più limpidi portassero ad un incremento della produzione fotovoltaica non è certo una sorpresa. Tuttavia questa è la prima volta che viene quantificato il beneficio. L’effetto si applica agli impianti solari in tutto il mondo, ma normalmente sarebbe molto difficile misurarlo dal momento che l’output varia naturalmente per una lunga lista di fattori, dalle nuvole alla polvere che si deposita sopra i pannelli. Lo studio, condotto dal professore di ingegneria meccanica del MIT Tonio Buonassisi, il ricercatore Ian Marius Peters e altri tre colleghi provenienti da Germania e Singapore, si è concentrato su Delhi, la megalopoli indiana.
Il lavoro è partito dai risultati di precedenti ricerche, elaborate dallo stesso team, sul calo della produzione fotovoltaica a causa dell’inquinamento atmosferico nella metropoli indiana. Per capire come i blocchi imposti in risposta alla crisi sanitaria, avessero influenzato le installazioni solari cittadine, hanno confrontato il prima e il dopo attraverso strumenti matematici sviluppati ad hoc. Il gruppo ha così scoperto che i livelli di smog sono diminuiti di circa il 50% durante il lockdown. E che, la produzione totale dei pannelli solari è aumentata dell’8,3% a fine marzo e del 5,9% ad aprile. “Queste deviazioni – sottolinea Peters – sono molto più grandi delle variazioni tipiche che abbiamo” all’interno di uno stesso anno o di anno in anno. Il valore è fino a quattro volte maggiore. “Quindi non possiamo spiegarlo con semplici fluttuazioni”.
“Un aumento dell’8% nella produzione fotovoltaica potrebbe non sembrare molto – spiega Buonassisi – ma i margini di profitto sono molto piccoli per queste aziende. Se una società solare si aspettava di ottenere un margine di profitto del 2% da un rendimento del pannello al 100%, e improvvisamente il rendimento è 108%, significa che il suo margine è aumentato di cinque volte“.