Lo evidenzia il documento del WWF, che parla di crescita dei posti di lavoro, ma anche di procedure d’infrazione aperte e di 548 di milioni di euro pagati per multe europee
L’Italia può e deve sfruttare meglio il vantaggio di stare nell’Unione Europea, condividendo con maggiore convinzione le norme e gli standard ambientali comunitari che possono aiutare il Paese ad essere più competitivo su scala globale.
È quanto emerge dal dossier Italia chiama Europa – L’Ambiente ritrovato, presentato dal WWF Italia, che pone all’attenzione delle maggiori forze politiche in vista delle elezioni europee del 26 maggio, ricordando come si stia discutendo in tutto il mondo di un nuovo Global Deal post 2020 che integri le politiche di sostenibilità, con quelle climatico-energetiche e per la tutela della biodiversità all’orizzonte del 2030.
Nel dossier WWF si ricorda come, sul piano istituzionale, l’80% della legislazione ambientale del nostro Paese sia di derivazione comunitaria, con evidenti benefici per l’ambiente e per il benessere dei cittadini. E come, sul piano economico e sociale, i posti di lavoro ‘verdi’ abbiano registrato una crescita dal 2000 al 2015 di ben 7 volte superiore a quella del resto dell’economia (nonostante la crisi del 2008).
Il dossier del WWF, sottolinea che il nostro Paese deve ancora migliorare le sue performance, visto che sono ancora aperte ben 17 procedure d’infrazione (che sono il 23% del totale delle procedure a carico dell’Italia) ed è sotto sorveglianza con 43 istruttorie EU Pilot (al primo posto in Europa) aperte per sospetta violazione delle norme ambientali – dato aggiornato al 2017 -, e come al 31 dicembre 2018 il nostro Paese abbia pagato oltre 548 milioni di euro di multe per il mancato rispetto della normativa comunitaria (dei quali più di 204 milioni solo per le discariche abusive, oltre 151 milioni per la gestione dei rifiuti in Campania e 25 milioni per il mancato trattamento delle acque reflue urbane).
Eppure l’Unione Europea, che ha certo i suoi limiti di governance, non può considerarsi “matrigna” quando si pensi ad esempio che – come si ricorda nel dossier WWF – nel periodo di programmazione 2014-2020 ha assegnato complessivamente oltre 4 miliardi di euro per l’agricoltura biologica e le indennità per le aziende agricole nei siti della Rete Natura 2000 – aree tutelate dalla UE – a valere sui 52 miliardi destinati al nostro Paese nell’ambito della PAC (Politica Agricola Comune). Ma nel dossier si rileva anche come i punti di debolezza del nostro Paese continuino ad essere la gestione dei rifiuti (con le procedure d’infrazione aperte sulla gestione dei rifiuti urbani, delle discariche, dei rifiuti pericolosi e dell’emergenza rifiuti in Campania), la gestione delle acque interne e marine (con le procedure di infrazione aperte sulla mancata depurazione delle acque reflue urbane, per la non corretta applicazione della Direttive Acque e Alluvioni e sull’Ambiente marino), la qualità dell’aria (per mancato rispetto dei limiti per il PM 10 e delle soglie massime per il biossido di azoto) e la migliore tutela degli ecosistemi (come dimostrano le procedure d’infrazione sulla governance e la conservazione della Rete Natura 2000).
“L’Europa ci ha insegnato come perseguire l’obiettivo dello sviluppo sostenibile, tenendo conto del principio di precauzione nell’uso delle risorse naturali, migliorando i nostri standard di vita, grazie ad un patrimonio di 550 direttive, regolamenti e decisioni in campo ambientale. In questo periodo di crisi, gli elevati standard ambientali europei possono costituire un vantaggio competitivo per lo stesso rilancio dell’economia e della società italiana. Non bisogna però dare nulla per acquisito e rafforzare e rinnovare il ruolo globale dell’Europa contro il cambiamento climatico e il degrado ambientale”, ha dichiarato Gaetano Benedetto, direttore generale WWF Italia.